sabato 31 ottobre 2015

Sono Le Mie Emozioni

DI MARCO CANESTRARI



Sono le mie emozioni.
Sono il principio vitale libero e potente
di ciò che viene erroneamente chiamato paura, dolore e conflitto interiore.
Sono quell'energia intera e selvaggia, fuori ogni controllo che precede ogni emozione.

Sono tale immensità, e non il riconoscitore impaurito di tale energia.
Sono tale maestosità, e non l'infamatore confuso.
Sono tale potenza, e non il suo repressore.
Sono la paura, e non una struttura riconosciuta che parla di un impaurito.

Non sono il malgiudicatore debole, il soppressore insoddisfatto, il valutatore instabile.

Sono le mie emozioni, non sono nessun loro riconoscimento.
Sono il dolore, e non l'affranto.
Sono la paura, non l'individuo impaurito.
Sono la gioia, non la persona in stato di ebbrezza.
Sono l'amore pieno, non le sue piccole sfaccettature.

Questo è tutto ciò che sono.
Questo è il mio mondo interiore senza un "me" esterno che lo sta guardando.
Non posso avvicinarmi a tale origine o allontanarmi perchè io sono tale origine.
Non posso agire su nessuna mia emozione, non posso fare niente, esse accadono da sole.

Io sono tali emozioni, io accado senza che vi sia uno sceglitore a classificarmi, un domatore a addestrarmi, un burocrate a incasellarmi, un carceriere a circoscrivermi.

Io sono sempre e comunque tale interezza, mai un suo pezzo.
Apri gli occhi, non aver paura.


Marco Canestrari



giovedì 29 ottobre 2015

4 Passi per Liberarsi Definitivamente dalla Paura - DIscorso nel Bosco

DI MARCO CANESTRARI


Eravamo nel bosco del Parco del Sorbo quando è nato un satsang spontaneo: come affrontiamo la paura?

Innanzitutto dobbiamo vedere se noi la sentiamo oppure no. Se la sentiamo allora di sicuro dobbiamo partire da li, non da idee e concetti suggeritici da libri e maestri per i quali tutto è uno, la paura non esiste e siamo già tutti risvegliati. Se sentiamo paura e vogliamo risolverla, la cosa più intelligente da fare è entrarci, ascoltarla.

Preso coscienza del fatto che sentiamo paura, nasce una domanda: da dove viene questa paura?

La paura viene da fuori? C’è un evento che è fonte della mia paura o essa è interna a me e dipende da come io affronto gli eventi? Il problema è che si muore, che non ci amano, che si presenta un evento esterno che più si avvicina e più ho paura oppure che io vedo tutto questo già con paura, partendo dalla paura?

La paura non è mai dipendente da qualcosa di esterno. Non c’è nessun evento che può causare paura o farla finire, se abbiamo o no paura dipende solo dal nostro approccio. 
A questo punto dell’indagine è utile quindi togliere ogni evento dalla nostra attenzione. Ogni pensiero. Non sono i pensieri che fanno nascere la paura. Il problema non è il pensiero. Non è lui che causa la paura.

Proseguendo, possiamo vedere che la paura è un pacco unico intero, non è a tratti. Noi non proviamo paura solo a volte. Se siamo attenti, se osserviamo senza tutti i pregiudizi che la mente suggerisce di adottare, vediamo facilmente che l’ego vive costantemente in una condizione di paura, non la prova solo saltuariamente.

Abbiamo visto prima di tutto che la paura non dipende dall’esterno ma solo dal mio approccio. Abbiamo poi visto che la paura non è a tratti ma fissa, immobile. Ora è necessario uno step più alto. Qual è il nostro approccio nei confronti di essa? Torniamo al principio: come affrontiamo la paura? La amiamo? Le diamo il benvenuto? La accogliamo con affetto? Oppure la rifiutiamo, la schifiamo, la gestiamo, la cacciamo, la odiamo?

Noi la stiamo rifiutando. L’unica attività che abbiamo sempre svolto è quella di rifiutare la paura, in noi stessi e quindi anche negli altri. Tale strada non porta a nulla e non farà altro che aumentare la confusione. L’unica via è smettere di rifiutarla.

Non rifiutare la paura, non rifiutare l’illusione. Questa è un’azione saggia ed intelligente. Al pensiero sembra assurdo, per lui essa è la fonte del danno quindi vuole distruggerla per poi salvarsi. Sbagliato! Il rifiuto è l’unico motore dell’illusione.

Diamole il benvenuto: presa coscienza della nostra attività di rifiuto possiamo decidere di smettere ed iniziare un nuovo approccio. 
Non è l’io che può farlo. Iniziando tale nuova attività si scopre infatti che l’io era proprio quell’attività di rifiutare la realtà e che in verità, tale attività non è mai esistita perché non esiste nel presente. Meraviglioso sarà allora conoscersi, vedersi per quello che eravamo sempre stati. Noi eravamo la paura che veniva rifiutata e colui che non le dava il benvenuto era solo un ammasso di automatismi e concetti. Quella che dal punto di vista individuale chiamiamo paura non è altro che il rifiuto della realtà, l’attrito che l’ego crede di sentire tra lui (un entità falsa) e la verità.

Il problema è solo l’approccio di rifiutare, ama e risolverai. 
Se il tuo approccio è di amore, la paura diventa solo una contrazione muscolare. Null’altro. 
E’ come se mentre corri i tuoi muscoli si contraggono. Non crea danno, se nessuno ha paura, che problema c’è? Se ami, non c’è problema. 




Ecco i 4 passi per liberarci dalla paura:

1. Vedere che ogni interiorità è paura, sempre e non a tratti e quindi non nel tempo

2. Vedere che stiamo tenendo lontana questa interiorità perché la giudichiamo non perfetta.

3. Vedere cosa significa quello che stiamo facendo (il rifiuto della paura) e quindi cosa significa il non farlo ovvero il dare il benvenuto alla paura.

4. Vedere che la radice della paura non è “in qualcosa“ ma che la paura è la nostra essenza e che quindi stiamo avendo paura di noi stessi, della verità.

Nel momento che non abbiamo più motivo di mettere in atto questa separazione vediamo che non siamo mai riusciti a dividerci e ogni confitto si sciolga come neve al sole.


TESTO DI GIANPAOLO MARCUCCI
MONTAGGIO, E RIPRESE DI FAUNO LAMI

sabato 24 ottobre 2015

Dov'è La Mia Casa



Per tutta la vita ho cercato la mia casa. Io sono un anima sola e senza riposo, errante e straniera in qualsiasi posto. Dove è la mia casa?

Nell'entusiasmo della scoperta, nell'ebbrezza di una nuova conquista, nel piacere del sesso, nella bontà del cibo, nel calore di una sbronza, nell'emozione travolgente del sentirsi amati, nella condivisione di uno scopo, in una casa sicura e accogliente, nella voce calma e affettuosa di un genitore, nella soddisfazione di procreare, in uno stile di vita, in un lavoro stabile, nella famiglia, nella religione, nella scienza, nella mia esperienza, in ciò che possiedo e che mi caratterizza, nel farmi da solo o nel seguire un maestro, nell'approvazione sociale o di colui che amo, nella meditazione, in un percorso spirituale, in uno stato di coscienza superiore, nella contemplazione della natura, nelle domande, nell'intelligenza, nell'acquisizione del sapere, in una fede o in una ideologia, nella ripetizione di un mantra che dice "non c'è nessuno a farsi nessuna domanda", nella coscienza ultima che "tutto è uno"...nell'essere migliore, nell'aiutare qualcuno…nell'essere umile o nell'essere superiore... nel menefreghismo perché tanto "tutto è uguale"...
...In nessuno di questi luoghi trovo pace.

Dove è la mia casa?

Quella in cui ogni dubbio è assente, Ogni domanda esaurita. Ogni precarietà risolta, ogni minaccia impossibile, ogni tormento è passato… e tutto è stabile, certo e sicuro.

La mia casa è forse lontana in un monastero solitario e freddo su una montagna? O è vicina nel presente privo di mente, nel mio cuore eterno, dove dicono i grandi Maestri, laddove sempre cerco e guardo ma non riconosco niente? Il richiamo è forte e incessante: Dove è la mia casa?

Tu ora sei grande e non hai bisogno di casa. Perchè nessun luogo può contenerti, nessuno schema può metterti in riga, nessun idea può addomesticarti. L'avrai la tua casa, l'avrai... ma non sarà fatta di mattoni ne di concetti. Sarà immensa... Ci sarà la tua casa quando non ci sarai più tu. Troverai casa laddove non ci sarà più l'idea del piccolo "se" e nessuna coscienza di "te stesso". Troverai casa laddove il mondo non è fatto più di persone o individui. Laddove non ci sono oggetti e nulla muore col passare del tempo. Laddove non ci sono distanze che allontanano e tutto comunica.

Luce estesa, chiarezza e Verità sono la tua casa. Nasci per la prima volta e guarda... Tutte le case sono in te.


Marco Canestrari



giovedì 15 ottobre 2015

Spiritualità e Non Violenza

DI MARCO CANESTRARI


Vogliamo un mondo di pace, un mondo senza violenza e soprusi, un mondo pulito e amorevole, dove l’ingiustizia non abbia ragione di esistere, ma abbiamo guardato se quello che abbiamo dentro rispecchia davvero questa volontà? Ogni violenza che vediamo nel mondo è solo lo specchio della violenza che abbiamo dentro. La violenza verso noi stessi: l’accusa giustificata dal fatto che “dovevo difendermi!”, il rancore ragionevole in quanto “è stata proprio colpa tua!”, questi processi mentali sono l’essenza pura di quello che chiamiamo guerra, della violenza che percepiamo quando vediamo i paesi bombardati in nome della pace in televisione.

Se vogliamo risolvere ogni conflitto, se vogliamo insegnare la non-violenza, la strada che dobbiamo intraprendere è quella di far finire l’accusa che portiamo dentro. Possiamo insegnare solo quello che siamo, se siamo conflitto insegneremo conflitto, se siamo serenità e amore insegneremo serenità e amore.

Nessuna chiusura è mai sensata, nessuna difesa è mai di aiuto, nessuna violenza è mai utile, nessuna guerra può essere fatta per la pace.

MONTAGGIO E RIPRESE DI FAUNO LAMI, TESTO DI GIAMPAOLO MARCUCCI

lunedì 5 ottobre 2015

Come Uscire dalla Depressione

DI MARCO CANESTRARI


Come si cura la depressione? Con i farmaci e le organizzazioni della mente? Con i metodi che propone la società? La società ci vuole allineati, integrati, equilibrati, anestetizzati. Ci insegnano sin da piccoli a comprimere il nostro essere in un recinto, un corpo, un ruolo, un concetto. La società è figlia della mente e per la mente che governa l’illusione tu sei sempre qualcosa: una madre, un marito, un medico, un cittadino, un insieme di ricordi. A qualsiasi livello di consapevolezza, il pensiero alla domanda “chi siamo?” ci da sempre la stessa risposta: qualcosa.

Ma tu non devi credergli per forza. Qualsiasi cosa che abbia una definizione, dei limiti, una descrizione, una connotazione, è necessariamente un’idea, un concetto. Il dolore che senti è proprio questo credersi “qualcosa” di separato, questo volersi attaccare a quelle idee fisse che dicono: “esiste un personaggio che si chiama Gianpaolo e che oggi soffre perché…” che dicono che sei un concetto. E per quale valido ed intelligente scopo dovresti credere di essere qualcosa anzi che niente? Niente di chiuso e limitato.

La depressione è solo la naturale condizione emotiva di un essere che si crede separato dal tutto, separato dal suo cuore. Non c’è modo di curarla all’interno della separazione, solo di accomodarla un poco, di fuggirla, di arginarla. Se davvero vuoi la soluzione, l'idea che esiste un te sofferente, che esiste un concetto, che esiste la mente, va trascesa, va aperta la porta, va inclusa la verità. E tu questo già lo sai dentro di te, lo sai quando danzi e senti che il tuo corpo è più esteso di quello che pensavi, quando mediti e vedi che la tua mente è più estesa di quello che pensavi, quando vivi in pace e vedi che tu sei più esteso di ogni possibile pensiero di estensione. Non può esistere uscita da un luogo in cui non ti trovi. Abbandona le idee fisse che ascolti nella mente e libera te stesso in quello che sei. Sei meraviglioso.

TESTO DI GIANPAOLO MARCUCCI

MONTAGGIO E RIPRESE DI FAUNO LAMI