lunedì 30 novembre 2009

Come Riconoscere la Democrazia

di riccardo sabellotti

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Quando la democrazia venne introdotta per la prima volta in Grecia nel VI secolo a.C. essa aveva chiaramente lo scopo di togliere potere politico alla classe dominante dell’epoca. Una situazione simile si formò in Francia al tempo della Grande Rivoluzione, vi era una classe dominante di ricchi proprietari terrieri (gli aristocratici) ed una nuova classe emergente (gli industriali) sempre più insofferente del predominio aristocratico. Nelle colonie inglesi in America, nello stesso periodo, il passaggio alla democrazia avvenne contestualmente all’ottenimento dell’indipendenza da un governo centrale, ancora di tipo aristocratico, dispotico e distante; più volte nella storia dunque la democrazia è stata proposta come forma di governo alternativo a quella di una classe dominante sentita come troppo oppressiva. La classe dominata, ovvero il popolo, essendo costituita in genere dalla stragrande maggioranza della popolazione, si libera dal giogo dei suoi dominatori e decide quindi di governarsi da sé; la parola democrazia in greco antico aveva infatti il significato di governo del popolo (demos= popolo, cratos= forza, potere, governo). In linea di principio il concetto è molto semplice: niente più dominatori, quindi nessuna autorità al di sopra del popolo, il quale dovrà allora trovare una qualche forma di autogoverno; la democrazia ha dunque due caratteristiche fondamentali:
il popolo è la massima autorità;
il governo dipende dalla volontà popolare.


Di conseguenza, le forme di governo non democratico, prevedono che il popolo sia governato da qualcun altro, sia cioè ad esso subordinato, soggetto ad altra autorità, in altre parole non libero. La democrazia è dunque la premessa fondamentale per avere un popolo libero da autorità superiori, comprese le Istituzioni pubbliche che sono a loro volta soggette all’autorità popolare (autogoverno).
Un re può governare bene oppure male, può commettere degli errori e certo questo lo può fare anche una assemblea popolare. La democrazia allora non serve a non commettere errori ma a non subire gli errori e le ingiustizie di qualcun altro. Se l’assemblea popolare si rende conto di aver sbagliato può tornare sui suoi passi, cercare un rimedio; se invece è un re assoluto che sbaglia o intenzionalmente danneggia gli interessi della popolazione, essa non può fare niente se non subire.
La prima cosa da esaminare allora, per sapere se uno stato è democratico, è se la popolazione detiene effettivamente l’autorità suprema (la sovranità); questo vuol dire due cose:
nessuna autorità può imporre alla popolazione la sua volontà;
la popolazione deve avere la possibilità di imporsi ad ogni altra autorità.


I cittadini dunque devono avere degli strumenti di facile utilizzo per rifiutare collettivamente qualunque tipo di legge o di governo non gradito; allo stesso tempo devono anche poter agevolmente esprimere e far rispettare la propria volontà.
Lasciamo ai lettori giudicare se in Italia tali diritti democratici sono effettivi o solo sulla carta. In democrazia dunque è necessaria non solo una libertà di espressione individuale, ma anche una collettiva, quale ad esempio possono essere i referendum o le libere elezioni, ma tale libertà, per essere effettiva, non deve avere ostacoli rilevanti da un punto di vista pratico. È questa l’Italia che conosciamo?

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