DI MARCO CANESTRARI
· LA TV E’ IL CANALE PRINCIPALE - Nessun canale si presta meglio per manipolare le grandi masse come quello televisivo, specialmente per periodi di tempo prolungati. Radio, giornali o la rete, sono impatto secondario sulla psiche delle masse e sulla formazione di mode, culture, opinioni e consensi.
· LA TELEVISIONE CIRCOSCRIVE LE SCELTE - Il cervello umano è in grado di scegliere solo fra ciò che conosce, quindi il controllo su larga scala all’accesso delle informazioni critiche di cui si ha bisogno per valutare una situazione significa il controllo dei processi mentali stessi. L’immenso potere della televisione, alla lunga, è quello di determinare dei “modi di pensare” di base, lasciando la scelta del singolo su “cosa pensare”. Fra tutto l’arcobaleno delle cose vere, il leader può decidere quali informazioni e modelli presentare alla massa e soprattutto quali non presentare. Questo significa che circoscrive ciò che la massa conosce, decide cioè il cesto in cui ognuno sceglierà ciò che più gli piace. E lo presenta associato a immagini attraenti, piacevoli, desiderabili, elencandone minuziosamente tutti i lati positivi. Il pensiero della massa si sviluppa autonomamente fra ciò che gli viene presentato, mentre una parte consistente della realtà viene omessa dalla coscienza collettiva. I sogni, le aspettative, i desideri, i modelli da imitare e in cui identificarsi, per cui vivere e soffrire, vengono scelti fra ciò senza sforzi conosciamo sempre meglio.
· L’IMMAGINE DELL’INDIVIDUO VINCENTE - Promuovere tutti gli aspetti positivi dell’immagine individualista e forte, furba e determinata e magari anche un po’ aggressiva e bugiarda. Si omettono dalla consapevolezza comune del paese tutti gli altri aspetti della vita non favorevoli economicamente o politicamente al regime che possono essere l’altruismo, la delicatezza, la sensibilità, la serenità, la riflessione, l’arte, la profondità, la sincerità, la cultura, ecc…
· STIMOLARE INVIDIA E INADEGUATEZZA - Inoltre, si stimolano invidie e sensazioni di inadeguatezza verso chi non si conforma al modello che tutti devono conoscere (estetico, politico, stile di vita, economico).
Il Giusto e lo Sbagliato non deve più nascere da una indagine intellettiva, libera da coinvolgimenti di parte, ma invece dalle risate contagiose dell’arena in cui si grida, ridicolizzando l’avversario con una furba e cattiva battuta d’effetto.