di gianpaolo marcucci
La rete è di sicuro quanto di più democratico esista al mondo. Chiunque grazie ad un blog, può diffondere un'iniziativa dal basso a costo zero, o mettere a disposizione di tutti le proprie idee, teorie e filosofie e vedere se queste sono condivise, arricchite, criticate o semplicemente prese in considerazione.
Grazie a meccanismi come questo, al concetto di Wiki e a quello che più in generale è chiamato oggi web 2.0, piccoli grandi cambiamenti stanno avvenendo nel nostro modo di reperire informazioni, comunicare, studiare, lavorare e fare acquisti. La rete, fornendo a tutti pari risorse e pari potenziale visibilità, garantisce automaticamente che a scegliere i contenuti da visualizzare siano gli utenti, loro e nessun'altro. La rete non impone nulla, è bidirezionale e a differenza della televisione, della radio o dei mezzi stampa cartacei, permette a chi ne fa parte, di essere allo stesso tempo produttore e consumatore di contenuti e informazioni. E' un concetto innovativo, un cambio di paradigma. Tuttavia la mente umana, incanalata in schemi e categorie assai rigide, fatica a coglierne alcuni aspetti molto vantaggiosi per la propria evoluzione e talvolta rischia di incorrere in fraintendimenti fastidiosi. Uno di essi è il problema della libertà.
All'interno di un blog succede spesso che tra coloro che commentano i post ci siano persone che non trovandosi d'accordo con la linea dell'autore, si pongono in posizione ad esso critica o addirittura di conflitto. Si possono così trovare manifestazioni di dissenso, che se limitate alla riflessione serena e produttiva, non fanno altro che arricchire le argomentazioni, e sviluppare una conversazione che promuove il ragionamento e la consapevolezza.
Accanto ad esse però è facile trovare commenti di persone che non vogliono riflettere, ma vogliono interagire con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o stupidi, spesso con lo scopo di disturbare creando una catena di insulti. Tali persone usano così strumenti poco democratici, a volte ponendosi in risalto e creando un seguito. A volte possono arrivare addirittura a inibire gli altri commentatori, annientando qualsiasi possibilità di comunicare. Un utente disturbatore (in gergo Troll) può infatti inibire la partecipazione volontaria di migliaia e migliaia di persone che invece condividono i principi di un blog; ad esempio, un blog di amanti di motociclette con migliaia di iscritti che spiega “come costruire una motocicletta” può essere facilmente bloccato da un utente che dice che “le moto fanno schifo”, e lo ripete dopo ogni commento. Eliminare tali commenti, o in alcuni casi arrivare a bloccare l'accesso al proprio blog per questi utenti, per quanto possa sembrare un atto di censura, nel caso della rete non lo è affatto.
In una situazione di disparità di risorse, ad esempio nel caso dell'informazione di massa attraverso la televisione (non tutti hanno un canale televisivo o possono averlo), scegliere arbitrariamente a chi dare voce in base ai propri interessi, ovvero non dare a tutti la possibilità di esprimersi, è un atto disdicevole, un atto di censura. Ma in rete, dove chiunque è in grado di esprimersi allo stesso modo di tutti gli altri, ognuno ha pari risorse e ognuno è libero di dire ciò che vuole, dare spazio all'interno del proprio blog solo a chi condivide una serie di principi ed escludere gli altri, non può essere definito “censura”. Avere tutti la stessa possibilità di creare una comunità interessata a certi temi, magari con caratteristiche precise e con la possibilità di organizzarsi costruttivamente, è un semplice atto di libertà, un atto di democrazia. Se non si è d'accordo con le linee di una televisione non si può aprire una televisione che porta avanti altre linee e diffondere il proprio pensiero senza avere a disposizione grandi profitti da investire. Se non si è d'accordo con le linee di un blog, invece, si può aprire un altro blog, il proprio blog, e cominciare dal basso a costo zero a portare avanti le proprie idee e i propri principi. Criticare e distruggere le iniziative degli altri non è costruttivo. Costruire vuol dire invece creare un proprio spazio sulla rete e cominciare a diffondere il proprio pensiero, strano o impopolare che sia. Se un gruppo vuole provare a portare avanti delle linee e in molti seguono queste linee, chi dice che tale gruppo non dovrebbe portarle avanti solo perché una persona non vuole? Chi dice che fare una pagina chiusa ai commenti, ma piena di spunti interessanti, non sia comunque un esempio di libertà di espressione di chi ha la pagina e un contributo verso l’intera Rete? Chiunque può fare la pagina. La Rete premia la qualità!
Apritevi un Blog, un canale su Youtube, una WebTv su livestream. Assimilate, create e condividete contenuti di qualsiasi genere. Create la vostra comunità, con i vostri obiettivi senza distruggere l’organizzazione e la crescita di quelle degli altri. E’ dall’informazione che bisogna partire per cambiare le cose, perché quando i cittadini sono informati, non è facile manipolarli. Oggi l’informazione nei media di massa è controllata, noi possiamo rendere libera quella di domani, e possiamo farlo già da ora.