lunedì 28 giugno 2010

L'Indottrinamento Inizia dal Corpo

DI MICHELE ACANFORA

corpo 

Il corpo è saggio. La sua saggezza mi invia segnali di importanza vitale per le mie scelte. Attraverso un sentire fatto di percezioni mi informa su dove andare e dove no, cosa mangiare e cosa no, se quella persona mi stia dicendo la verità oppure no. Essere in ascolto di questi segnali e averne fiducia può a volte valere la mia sopravvivenza.

Quindi, se mi si vuole indottrinare, bisogna rendermi insensibile ai segnali del corpo. Si comincia da piccoli, l’addestramento deve essere precoce; si insegna ad ignorare i segnali del corpo, a non rispettarne i bisogni; si addestra il corpo alla immobilità, al blocco, alla posizione fissa: ben seduto nel banchetto di scuola per ore ed ore, pipì e cacca quando diciamo noi, cibo e sonno regolamentati dall’orologio. Comincio allora a non fidarmi più delle mie sensazioni, fino ad arrivare a temere il mio istinto. Se il corpo mi manda segnali di sofferenza, questi vanno prontamente azzittiti: un bel farmaco ad hoc, e tutto è sotto controllo, la “norma” è rispettata, la sedizione è stata sedata. Meglio ancora se una sostanza chimica venga immessa di continuo nel corpo, un farmaco a vita, possibilmente psico-farmaco. Controllo garantito. Il corpo ci riproverà più volte, ma alla fine impara la lezione: “fai il bravo”, non disturbare, non seminare imbarazzo, stai fermo lì. Alla spontaneità viene preferito l’automatismo, perché un comportamento robotico è di gran lunga più accettabile di un comportamento imprevedibile e fuori dalla norma. Alla fine, mi ritrovo ad aver perso la mia bussola interna e devo necessariamente affidarmi a “bussole” esterne a me, che mi dicano cosa sia meglio per me: la tv, la maestra, il prete, il grande libro, il medico, il pubblicitario, il politico. All’esperienza diretta preferisco il pensiero, l’idea. Non so più cosa cosa sia il mio istinto, quale sia la mia voce interiore, cosa voglia dirmi il corpo: qualcuno lì fuori ne saprà più di me, crederò a lui, adotterò le sue convinzioni. Ditemi, per favore, ditemi cosa è normale, qual è la cosa giusta ed appropriata da fare.

Ma nessuno “lì fuori” sa realmente cosa sia giusto per me, per uscir fuori dall’indottrinamento devo rientrare in me. Riprendere il contatto con il corpo, dare valore e fiducia ai suoi segnali, sviluppare quel “sentire” di pancia, che è ben diverso dal pensare di testa. Radicarmi nel corpo e viverlo con pienezza.

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