DI JIDDU KRISHNAMURTI
Per la maggior parte di noi, tutta la vita si basa su uno sforzo, su una forma o l'altra di volizione. Non riusciamo a concepire un'azione senza volizione, senza sforzo.
La nostra vita sociale, economica, e quella cosiddetta spirituale consistono in una serie di azioni finalizzate, che culminano sempre in certi risultati. E noi pensiamo dunque che uno sforzo sia essenziale, indispensabile. Ci si sforza di essere felici, ma la felicità non arriva mai. La gioia non si ottiene sopprimendo, controllando o soddisfacendo i desideri. Potete dare libero sfogo ai vostri desideri' ma alla fine resta l'amarezza. Innanzitutto dobbiamo essere liberi di percepire il fatto che la gioia e la felicità non si realizzano mediante uno sforzo. La creazione nasce dallo sforzo o piuttosto dalla cessazione dello sforzo? Quand'è che si scrive, si dipinge o si canta? Quand'è che si crea? Non c'è dubbio: quando non ci si sforza di farlo, quando si è completamente aperti, quando a tutti i livelli si è in comunicazione totale, completamente integrati. Solo allora c'è gioia e si può dunque cantare o comporre una poesia o dipingere o dare forma a qualcosa. Il momento della creazione non nasce dalla lotta. Ma cosa succede se non si fa alcuno sforzo per fuggire? Si vive con quella solitudine, quel vuoto; e nell'accettare il vuoto si scopre che ciò fa emergere uno stato creativo che non ha nulla a che fare con la lotta, con lo sforzo. Lo sforzo sussiste solo fin tanto che cerchiamo di evitare la solitudine, il vuoto interiore, ma quando ci soffermiamo a osservare tale solitudine, quando accettiamo ciò che è senza evitarlo, scopriamo che a quel punto si realizza uno stato dell'essere in cui ogni contrasto è pienamente acquietato, uno stato che è creatività, e non il risultato di una lotta. Quando si ha consapevolezza del vuoto senza alternative, senza condannare o giustificare, allora nella comprensione di ciò che è ecco realizzarsi l'azione, e tale azione è l'essere creativo. Se siete consapevoli dei processi del pensiero e del sentimento, vi accorgerete che c'è una costante battaglia in corso, uno sforzo per cambiare, per trasformare, per alterare ciò che è. E' questo lo sforzo per diventare qualcosa, e diventare qualcosa è un tentativo diretto di evitare ciò che è.
Attraverso l'autoconoscenza, attraverso la costante consapevolezza, scoprirete che la lotta, la battaglia, il conflitto del diventare, conducono al dolore, alla sofferenza e all'ignoranza. Solo se siete consapevoli della vostra inadeguatezza interiore e convivete con essa senza infingimenti, accettandola pienamente, scoprirete una straordinaria tranquillità, una tranquillità che non è costruita, artificiale, ma che accompagna la comprensione di ciò che è. Solo in quello stato di tranquillità c'è l'essere creativo.