lunedì 16 agosto 2010

Alunni Stranieri in Classe

DI KATIA GARRI'

migrantescuola400

I numeri parlano chiaro: negli ultimi anni sono stati censiti nella scuola italiana centinaia di migliaia di alunni stranieri. Questi bambini e ragazzi sono di quasi duecento etnie diverse: un intero pianeta in classe.

Ognuno di loro si porta la sua storia, la sua lingua e la cultura d’appartenenza. Fino a circa dieci anni fa il fenomeno dell'immigrazione non aveva ancora raggiunto tali dimensioni e accogliere un alunno straniero in classe sembrava un'eccezione. Ora in molte scuole, soprattutto nelle zone ad alto flusso migratorio, ci sono classi che vedono al loro interno un 30/40% di presenze di stranieri. La scuola ha iniziato nel 1989 a dotarsi di documenti che in qualche modo dessero delle linee di principio da seguire per una buona accoglienza e un buon inserimento degli alunni stranieri in classe e per offrire loro pari opportunità di successo scolastico. Ciononostante non è ancora consolidato in tutte le scuole interessate dal fenomeno dell’immigrazione un progetto sistematico di accoglienza, di inserimento in classe e di insegnamento dell’italiano. Anzi molto spesso più del 50% di loro vengono “fermati” un anno, dopo essere stati inseriti in classe di un anno inferiore alla loro età anagrafica. Così ci si trova ad avere alunni stranieri di dodici anni e anche tredici anni nel quinto anno della scuola primaria e studenti di quindici o sedici anni nel terzo anno della scuola media inferiore.

La scuola pertanto si interroga su piani diversi: organizzativo, metodologico, didattico. Tra i vari protagonisti che girano intorno a loro vi sono il personale non docente (personale ATA), che spesso ha un peso non irrilevante soprattutto nel favorire il clima d’accoglienza positivo; il personale docente, l’insegnante facilitatore, cioè un insegnante specialista, preparato, che ha sostenuto dei corsi di formazione specifici sull’insegnamento dell’italiano, ed infine ci sono i compagni di classe, troppo spesso non considerati come una vera e propria risorsa per affiancare l’alunno straniero e accompagnarlo in questo suo processo di acquisizione formativa. Inoltre, è da tenere in considerazione una sempre maggiore prevalenza data al processo induttivo, secondo il quale il soggetto impara a osservare la lingua (attraverso i compagni), per indurne i meccanismi di funzionamento, piuttosto che a quello deduttivo  (dalla regola all’uso). In questo quadro l’insegnante diventa un tutor, un regista, un facilitatore di apprendimento.

FONTE: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!