giovedì 16 dicembre 2010

Accorgiamoci del Condizionamento

DI JIDDU KRISHNAMURTI

condizionamento

In tutti noi c'è la tendenza a sopportare le cose, ad abituarci ad esse, a darne la colpa alle circostanze. "Ah, se le cose andassero bene sarebbe diverso", diciamo; oppure, "Datemi l'opportunità ed io realizzerò i miei sogni"; oppure, "Sono distrutto da tutta questa ingiustizia", dando sempre la colpa dei nostri problemi ad altri o all'ambiente o alla situazione economica. Se ci si abitua a questo turbamento vuol dire che la propria mente è diventata ottusa, proprio come succede quando ci si abitua talmente alla bellezza che ci circonda da non esserne più colpiti.

Si diventa indifferenti, duri e incalliti, e la propria mente diventa sempre più ottusa. Se non riusciamo ad abituarci ad esso tentiamo di fuggirlo prendendo la droga, aderendo a un movimento politico, vociando, scrivendo, andando a vedere una partita di pallone o andando in un tempio o in una chiesa o trovando altre forme di divertimento. Per quale motivo fuggiamo dai fatti reali? Abbiamo paura della morte consideriamolo un semplice esempio e inventiamo ogni possibile teoria, speranza, fede, per mascherare il fatto della morte, ma la morte è sempre li. Per comprendere un fatto dobbiamo fronteggiarlo, non fuggirlo. Molti di noi temono la vita quanto la morte. Temiamo per la nostra famiglia, abbiamo paura della pubblica opinione, di perdere il lavoro, la sicurezza, e centinaia di altre cose. Il semplice fatto è che siamo spaventati, e non che siamo spaventati da questo o quello. Perché dunque non possiamo fronteggiarlo? Potete fronteggiare qualcosa solo nel presente, e se non gli permettete di essere presente perché voi lo state sempre fuggendo, non potrete mai fronteggiarlo, e poiché abbiamo ideato un intero sistema di fuga restiamo intrappolati nell'abitudine di fuggire. Ora, se siete veramente sensibili, veramente seri, sarete consapevoli non solamente del vostro condizionamento ma anche dei pericoli in cui esso si risolve, e delle brutalità e odio che esso genera. Perché dunque se vedete il pericolo che deriva dal condizionamento, non agite? È forse perché siete pigri, come se la pigrizia fosse mancanza di energia? Tuttavia non vi mancherebbe l'energia se vedeste un immediato pericolo fisico, come un serpente sul sentiero, o un precipizio, o un incendio. Perché dunque non agite quando vedete il pericolo che deriva dal condizionamento? Nel caso che vi rendeste conto che il nazionalismo è un pericolo per la vostra sicurezza, non agireste? La risposta è che non vedete. Vi potreste accorgere che il nazionalismo conduce all'autodistruzione attraverso un processo di analisi intellettuale, ma non vi sarebbe alcun contenuto emotivo. Diventate vitali solamente quando c'è un contenuto emotivo.

Se vedrete il pericolo del vostro condizionamento solo come un concetto intellettuale non farete mai niente. Nella visione del pericolo come semplice idea sorge un conflitto tra l'idea e l'azione e quel conflitto vi priva della vostra energia. È solo quando vedete immediatamente il condizionamento e il pericolo che ne deriva, come se vedeste un precipizio, che agite. Così vedere è agire. Molti di noi camminano nella vita disattenti, reagendo senza pensare, in conformità con l'ambiente in cui sono cresciuti, e simili reazioni generano solamente ulteriore schiavitù, ulteriore condizionamento, ma nel momento in cui presterete totale attenzione al vostro condizionamento vedrete che siete completamente liberi dal passato, che esso se ne scorre via naturalmente.

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