domenica 12 dicembre 2010

Uscita di Sicurezza

DI BEATRICE CONSIGLI

uscita

La Libertà, come la Felicità, sono concetti astratti forgiati dal desiderio insito nell’essere umano mosso forse, chissà, da un ancestrale ricordo. L’uomo nasce schiavo, mentre l’utopia della Libertà serpeggia nei salotti bene, nelle università, nelle fabbriche, nelle famiglie da che mondo è mondo.

Eppure, l’uomo libero non esiste. Non esiste perché nasce già in una società preformata che lo induce fin dal primo istante: quello in cui esso viene partorito. Il percorso è breve ed intenso: i condizionamenti di pediatri, puericultori, educatori, insegnanti, sacerdoti, genitori, forgiano quest’esserino nel profondo della psiche. Quando questa vittima predestinata alle catene è pronta, entra nella società. E qui lo abbiamo perso, come si dice nei migliori film americani di pronto soccorso ospedaliero. Qui egli si smarrisce definitivamente in un labirinto di induzioni potentissime: come ci si veste, come ci si comporta, cosa si studia e perché, quanti soldi dobbiamo avere e come arredare casa, come parlare e scrivere, che auto acquistare, come votare. Fino a raggiungere il massimo del suo squallido fulgore nella scelta puramente estetica del compagno/a da avere accanto. Intanto, la Libertà muore prima di nascere, patetico aborto di un’utopia. Ed anche chi, ieri, inneggiava all’ideologia politica quale unica possibilità d’esprimere se stessi ed il proprio stare al mondo, adesso ha smarrito quell’ultima via d’uscita. Oggi la politica è schiava, ed i politici servi, delle multinazionali, del denaro, del potere economico mondiale. E allora, resta un pertugio, un piccolissimo e difficilmente individuabile piccolo foro da dove passare per uscir fuori, per respirare l’aria pulita e fresca, l’aria di libertà: la scelta ragionata, non più politica ma etica. Ovvero, non sceglier più chi sarà vassallo in nome nostro del denaro, che poco ci tange, ma cosa comprare, come vestire, cosa dire, che vita percorrere. Un passo indietro, scordando la politica ormai sul letto di morte, e porgendole un dovuto, ultimo pensiero, per poi prendere in mano la propria vita nelle quotidiane decisioni. Quelle piccole, quasi invisibili, ma che ci permettono di riappropriarci della libertà di pensiero che ci apparterrebbe, seppur relativa.

Perché l’unica libertà a cui possiamo accedere è quella nostra intima, interiore, quella generata dalla ricerca di un equilibrio rispettoso tra bisogno ed offerta, quella che ricomincia a decidere quali scarpe comprare o con quali occhi guardare il proprio vicino. Quella che davvero ci permette d’esercitare il libero arbitrio, figlio legittimo e reale, dell’utopica Libertà.

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