DI JIDDU KRISHNAMURTI
Esiste una pace che sta oltre il pensiero e il sentimento. Non è la pace dell’uomo politico, né quella del prete, né quella di uno che la cerca. Questa pace non si cerca. Ciò che si cerca deve già essere noto e ciò che è noto non è mai il reale.
La pace non è fatta per il credente, per il filosofo specializzato nella teoria. Essa non è una reazione, una risposta di segno contrario alla violenza. Essa non ha alcun opposto. Tutti gli opposti devono cessare, deve cessare il conflitto della dualità. La dualità esiste: luce e tenebra, uomo e donna, e così via, ma il conflitto fra gli opposti non è in alcun modo necessario. Il conflitto fra gli opposti sorge solo quando esiste il bisogno, la spinta all’appagamento, il bisogno del sesso, l’esigenza psicologica della sicurezza. Allora soltanto c’è conflitto fra gli opposti; la fuga dagli opposti, attaccamento e rifiuto, è la ricerca della pace attraverso la chiesa e la legge. La legge può dare, e dà, un ordine superficiale. La pace che offrono la chiesa e il tempio è fantasia, un mito verso cui può fuggire la mente confusa. Ma questa non è pace. La pace non si commercia, non è un bene di scambio. Deve cessare il conflitto, in ogni forma, e allora forse la pace arriverà. Dev’esserci il rifiuto totale, la cessazione della pretesa e del bisogno; allora soltanto il conflitto ha fine.
La nascita si ha nel vuoto. Ogni struttura interiore di resistenza e sicurezza deve morire; soltanto allora si fa il vuoto. Solo in questo vuoto è la pace.