DI FAUNO LAMI
DOMANDA A MARCO CANESTRARI: Si parla spesso di quanto sia benefico essere grati per ciò che si ha, oppure di quanto sia prezioso vedere il bello in ogni situazione. Io stesso riconosco che un atteggiamento positivo porta con sé degli effetti altrettanto positivi. Ma questo non va in contrasto con il "non attaccarsi al sogno"? Se questo è un sogno da cui noi aspettiamo di svegliarci, non sarebbe più utile concentrarsi sugli aspetti che non ci piacciono, per non rischiare di adagiarsi a questa vita illusoria per sempre?
MARCO CANESTRARI: L’essenza stessa del sogno è quella di non guardare il paradiso che già è presente. Non serve punirci ulteriormente cercando di concentrarci sul male e sulle brutture. Il desiderio di soffermarci sulla negatività consiste appunto nel desiderio di voler vedere ulteriore dolore, seppur per un ipotetico cosiddetto “nobile” scopo, il cui raggiungimento però viene collocato non nel presente dove siamo, ma in un fantomatico futuro. Ad esempio, possiamo cercare di vedere e capire l’illusione del male allo scopo di svegliarci, o allo scopo di saperci proteggere meglio quando ci capiterà l’evento di dolore. Oppure possiamo cercare di concentrarci su ciò che non ci piace allo scopo di non adagiarci su questo regno illusorio. Ma il regno illusorio consiste proprio nel “concentrarci su ciò che non ci piace”, per qualsiasi scopo lo si guardi! In ogni caso stiamo comunque facendo il suo gioco: lo stiamo guardando. L’illusione si mostra in forma di allarme e vuole essere guardata, vuole essere reale, questo è il suo scopo. Il sogno di paura vuole che sia sognato per dirci che esiste l’ego e che siamo soggetti alla morte. Il sogno però, con tutto il male ed il dolore in esso contenuti, può avere effetto su di noi esclusivamente se noi gli diamo il consenso ad entrare nella nostra mente sacra. Una volta che noi accettiamo di dare attenzione al sogno, esso sarà magicamente creato, e per noi, sarà quindi vero. Saranno così vere anche tutte le sue cause e tutti i suoi effetti nella struttura temporale. Soggettivamente noi entriamo nel sogno (nel brutto, nel dolore, nella paura, nel male, nelle ingiustizie, nel problema) solo se lo guardiamo, se gli diamo attenzione, se gli diamo importanza, se gli diamo il benvenuto nella nostra mente, e cosi sogniamo.
Nella realtà non esiste il male, non esiste alcuna componente negativa a cui siamo soggetti. E nel sogno non esiste nulla di assolutamente positivo. Tutti gli aspetti positivi che vediamo nel sogno sono i riflessi del paradiso reale, sono gli echi di qualcosa che ci risuona familiare e che sentiamo averne diritto. Anche il cosiddetto “Piacere”, assaporato nel sogno irreale, (e sempre all’ombra della paura che finisca e della morte), è una espressione molto importante di alcuni aspetti della realtà che ancora ricordiamo, è un raggio di luce che proviene da una fonte reale accecante ed illimitata, e quella fonte siamo noi, il noi nel mondo vero. L’errore che facciamo è solamente quello di collocare la fonte della cosa “positiva” all’interno del sogno, e di legarlo ad un oggetto o ad un idea, dandogli una collocazione nel mondo esterno a noi. E’ questo errore infatti che poi, determina anche l’aspetto negativo, ovvero il fatto che tale fonte di piacere, essendo esterna, allora è anche mutevole, soggetta al tempo e alle circostanze, e fuori controllo. Per questo “vedere il positivo” va fatto interpretando questo positivo con la consapevolezza che esso sta nascendo dall’immensa perfezione del sognatore e non è in alcun modo nel mondo sognato. Bisogna usare il piacere come un indicatore che punta verso l’interno e ci fa capire la meraviglia che c’è in noi e non allo scopo di idolatrare il mondo esterno. Ciò che è positivo non è mai l’oggetto, ma è è la sensazione positiva. Se ad esempio, a noi fa piacere mangiare un gelato, dobbiamo capire che l’essenza del nostro stato d’animo di benessere non sta nascendo dalla materia del gelato, e nemmeno dai pensieri che noi facciamo associati all’evento: La felicità nasce sempre da noi. Allora omaggiamo il sognatore e non il sogno, omaggiamo il reale non l’irreale, omaggiamo il paradiso non l’inferno.
RISPOSTA: CERCARE IL POSITIVO DENTRO IL NOSTRO VERO SE, E NON COLLOCARLO MAI ALL’INTERNO DEL SOGNO