martedì 28 aprile 2015

Accetta il Momento Presente

DI ECKHART TOLLE


Tutto ciò che dobbiamo veramente fare è accettare pienamente questo momento. Allora siamo a nostro agio nel qui e ora e con noi stessi. Ma abbiamo davvero bisogno di avere un rapporto con noi stessi? Perché non possiamo semplicemente essere noi stessi? Quando abbiamo un rapporto con noi stessi, ci siamo spaccati in due: «io» e «me stesso», soggetto e oggetto. Questa dualità creata dalla mente è la causa fondamentale di ogni complessità superflua, di tutti i problemi e conflitti della nostra vita. Nello stato di illuminazione noi siamo noi stessi: «io» e «me stesso» si fondono in una cosa sola. Non giudichiamo noi stessi, non ci sentiamo dispiaciuti per noi stessi, non siamo orgogliosi di noi stessi, non amiamo noi stessi, non odiamo noi stessi, eccetera. La spaccatura causata dalla consapevolezza autoriflessiva viene guarita, la sua maledizione allontanata. Non vi è più un «sé» che dobbiamo proteggere, difendere o alimentare. Quando siamo illuminati, vi è un unico rapporto che non abbiamo più: il rapporto con noi stessi. Una volta rinunciato a questo, tutti gli altri rapporti saranno rapporti d'amore.

martedì 21 aprile 2015

Insegnare l'Amore per se Stessi

DI OSHO


Io insegno l’amore per se stessi. Ma ricorda, amore per se stessi non significa orgoglio egocentrico, niente affatto, significa esattamente l’opposto. La persona che ama se stessa scopre che in lei non esiste alcun sé. 

L’amore dissolve sempre il sé: questo è uno dei segreti alchemici che dev’essere compreso, appreso, sperimentato. L’amore dissolve sempre il sé. Ogni volta che ami, il sé scompare. Quando ami una donna, almeno nei pochi istanti in cui senti amore reale per lei, in te non esiste un sé, alcun ego. L’ego e l’amore non possono esistere insieme. Sono come la luce e l’oscurità: quando viene la luce, l’oscurità si dissolve. Se ami te stesso, ti sorprenderai: l’amore per se stessi implica la scomparsa del sé. Nell’amore per se stessi non esiste mai un sé. Questo è il paradosso: l’amore per se stessi è totale assenza di sé. Non è egocentrismo; perché ogni volta che esiste la luce non c’è alcuna oscurità, e ogni volta che esiste amore non c’è alcun sé. L’amore scioglie il sé congelato. Il sé è simile a un cubetto di ghiaccio, l’amore è simile al sole del mattino. Il calore dell’amoree il sé inizia a sciogliersi. Più ami te stesso meno troverai un sé dentro di te, per cui diventa una meditazione profonda, uno slancio appassionato verso il divino. E tu lo sai! Forse non sai nulla dell’amore per te stesso, perché non ti sei mai amato. Ma hai amato gli altri, e devi aver colto dei bagliori fugaci. Devono esserci stati istanti rarissimi in cui per un secondo, improvvisamente, tu non eri più presente e solo l’amore esisteva, solo l’energia dell’amore fluiva, senza avere un centro: dal nulla verso il nulla. Quando due amanti sono seduti vicini, due nulla sono seduti vicini, due zero siedono vicini; e questa è la bellezza dell’amore: ti svuota totalmente del tuo sé. 

Ricorda, dunque: l’orgoglio egocentrico non è mai amore per se stessi. L’orgoglio egocentrico è esattamente l’opposto. La persona che non è riuscita ad amare se stessa diventa egocentrica

giovedì 16 aprile 2015

Le Mani di Dio - Esperienza Spirituale con Marco Canestrari

DI GIANPAOLO MARCUCCI


Ma cosa è successo oggi? Marco mi teneva le mani e mi diceva che era già tutto li, che dovevo solo sentirlo e non preoccuparmi di nulla.

M. “Mi dai il biglietto per volerti bene?”

Ho pianto oggi. 
Lui mi teneva la mano camminando e mi diceva che l’illuminazione c’era già. Che non dovevo fare nulla. L’illuminazione era già li.

“M. Guardala. Guardala. C’è Già”

Piano piano qualcosa è cambiato, tutto era in pace. Pochi minuti ed ero in un altro luogo della mente, molto più leggero. Lui mi teneva la mano e mi diceva “Svegliati”. Era come se stesse parlando qualcosa di diverso dal corpo di Marco, a qualcosa di diverso dal corpo di Gianpaolo, dalla mente di Gianpaolo. Ma torniamo un millennio indietro:

Ci troviamo a Villa Pamphilij, è una bella giornata e si sta avvicinando la sera, sento la camicia di lino che ho addosso un po’ leggera. Penso: “io ho qualche problema col freddo, stanno tutti in maglietta e nessuno si lamenta. Certo però, che pensiero superficiale, sono qui con Marco e gli altri, e penso al freddo.”
Questi giorni sono un po’ chiuso, ogni volta che usciamo e si lavora su di me vengono a galla questioni che mi fanno irrigidire. O meglio, io mi irrigidisco, le rifiuto, le vorrei diverse. Vorrei che la realtà fosse diversa, vorrei che quel senso di mancanza, quando mi guardo dentro enorme, quando vivo quotidianamente piccolo ma costante, finisse. Vorrei che tornasse tutto, che non ci fossero più fastidi, paure debolezze, vorrei raggiungere quel punto in cui tutto è perfettamente al suo posto e non manca nulla. Come quella volta, qui a villa, pochi mesi fa, quella volta in cui mi sono risvegliato dalla colpa.
Niente da fare. Oggi non mi trovo coi miei compagni e col mio maestro, sono altrove. Tutto ad un tratto Marco smette di parlare al gruppo e si volta verso di me. Non subito, prima mi abbraccia, poi mi prende le mani e inizia, guardandomi negli occhi, ogni tanto li chiude, lo prendo come un invito a chiuderli anche io e sentire dentro. Qualcosa di profondissimo e inspiegabile accade:

Marco. “Che differenza c’è tra me e te adesso?”
Gp. …
M. “Niente, nessuna differenza. Fine, finito. Che domanda ridicola no? Ah, i corpi! Voi guardate i corpi. Ragazzi ma niente nasce dal corpo.”
Gp. “Io guardo lo stato d’animo”
M. “O no tu non lo guardi. Tu lo desideri. Perché lo stato d’animo si può guardare? Io sono sicuro che non posso guardare gli stati d’animo. Chi è che li guarda scusa? Chi è che li cerca? Io no. Perché li cerchi? Io no. Dove li vado a cercare? Lontano? Andiamo a cercare gli stati d’animo?  Già c’erano! Chi è che li cerca? Chi è che li guarda? Già c’erano senza il bisogno di guardarli. Il nostro cuore c’è senza che noi lo guardiamo, senza che ci sia la mente. Adesso io ho il cuore ma non ho la mente. [Pausa]
Stati d’animo? Non ne ho mai sentito parlare. Nella memoria ne hanno parlato, ma a me che non sono tempo che mi importa? Gli stati dove stanno? Non li hanno creati gli stati.
Non è che ti sto imponendo qualcosa o insegnando qualcosa, non ci stanno, già di loro.
Io non sto scegliendo o controllando, non ho fatto nulla, già non ci sono. Dove stanno gli stati? Che significano gli stati? Una cosa che non sono io? Può esistere una cosa che non sono io stai dicendo? Può esistere una cosa senza che io ne abbia consapevolezza? Non l’ho mai vista una cosa senza essere consapevole di vederla.
Gli stati che sono? Una favola, apri il libro di Cappuccetto rosso e leggi: gli stati sono quando ieri eri così poi domani muori…”
Fauno. “Quando sei felice o triste”
M. “Ieri e domani però. Io non sono tempo, ora. Non ci possono essere stati diversi, non ci possono essere cose diverse.”
F. “Ora ce n’è uno.”
M. “Ora c’è una cosa, non uno stato. Sicuramente c’è una cosa, ma mica ci sono gli stati dentro questa cosa, altrimenti erano tante cose, diverse. La verità tu dici ha dentro tanti pezzi, tanti tempi tanti stadi tanti modi? Però comunque…O dio comunque che fatica fare questi ragionamenti che volete fare, come crearsi un drago finto e poi dover spiegare che non è vero. E’ più semplice, io vi vedo evidentemente accaniti nel voler dire che ci sono gli stati, nel voler dire che siamo diversi. Volete…”

Si rivolge a me.

M. “Tu vuoi dare retta a Gianpaolo sostanzialmente. Facci caso. Pensa quanto è potente. Tu vuoi dare retta a Gianpaolo, vuoi avere cura di Gianpaolo. 
Gp. “Si.”
M. “E quello è il problema o la soluzione? [Pausa]
Io non ho nessuna cura per Marco Canestrari adesso. Questo soggetto mitologico che viene raccontato. Come non ho cura per le favole di cappuccetto rosso. Ne ho cura se mi servono per raccontarle ma non è che io dipendo da esse. Devi smettere di preoccuparti. Non c’è motivo ne bisogno. Se smetti di preoccuparti tutto funziona perfettamente. L’unico potere che ha questo Gianpaolo cattivo è quello di preoccuparsi. Come fai a smettere di preoccuparti? Come si fa? Preoccupandotene? Perché a me pare che stai facendo questo. Come si fa?
Gp. “Non lo so.”
M. “Quindi tu avresti solo questa facoltà di preoccupartene secondo te?”
Gp. “Ho un unico bottone”
M. “Si? E’ una bugia, quello è il personaggio mitologico che tocca non ascoltare, far morire, che ha solo quel bottone, non tu. Tu hai anche il cuore oltre alla mente. Puoi avere compassione, affetto, cura. E questo non è assolutamente simile al preoccuparsi. Allora tu non sei solo - Gianpaolo che si preoccupa - . Tu hai anche un’altra facoltà che non è preoccuparsi. Il cuore, l’affetto. Inizia con l’affetto per Gianpaolo. Non puoi dimenticarti tutto in un minuto? Dimenticati tutto. Tutte le preoccupazioni, un minuto solo. Basta preoccupazioni, non muori, sei voluto bene. [

Ora Marco mi tiene le mani.

M. “Stiamo qui sui prati, ci sono i soli, i tramonti, gente che vive, gente che muore, gente che fa cose, i cani, i sorrisi; delle preoccupazioni che ci facciamo? Ti piacciono? Come si sconfiggono le preoccupazioni? Con amore! Con l’affetto. Quello che sei tu. Senti che ti dice il cuore, diamogli retta, il cuore ti dice dai non ti preoccupare. Sentiamolo, non ci preoccupiamo di sentire, sentiamo. Non c’è preoccupazione nel sentire. Possiamo sentire liberamente. Non c’è pericolo. Sentiamo, basta

Chiudiamo gli occhi. Ascolto dentro di me. Sento che aspetto qualcosa. 

M. “Finito qui eh! Non c’è un arrivo. Siamo finiti qui Gianpaolo. Tutto inizia e finisce qua. Non c’è nient’altro. Tutto nasce qua. Tutte le soluzioni e tutti i problemi nascono qua. Senti, senti che dice il tuo cuore. Non vuoi amare, piangere, ridere? Ti piace? Fallo! Che ti preoccupi di farlo? Noi adesso per un minuto non ci preoccupiamo. Quell’altro è Gianpaolo, è bugiardo. Lasciamolo stare. Siamo degni di sentire e siamo tutelati e se sentiamo non succede niente di male, solo bene. Perché se sentiamo è una cosa perfetta, il nostro cuore è perfetto, non falliamo più. Io ti sto volendo bene. Questo bene che ti sto volendo è eterno. Riguarda te eh! Stiamo parlando di te! Ti vuoi bene? Ti preoccupi di volerti bene? Vogliti bene! Fallo anche tu così siamo tutti, ci manchi solo te. Andiamo dai sbrigati ci sei rimasto solo te a preoccuparti di volerti bene. Tu ti preoccupi. E se non ti preoccupi che succede? Che senti? Senti, invece di preoccuparti. Sta già succedendo. E’ quello che già sta succedendo, prima che tu ti preoccupi. Quello che ti sto passando, te lo sto passando prima che tu ti preoccupi! Non lo puoi frenare. Non puoi fare niente e non puoi non essere voluto bene, non sei capace. [Pausa]
Sta già succedendo, ce lo dai il pass per volerti bene? Dai tu sei il cantante del concerto e ci devi dare i pass per volerti bene e venirti a vedere, ce li dai? Noi veniamo e facciamo una cosa, ti vogliamo bene. Ce lo dai il pass? 

Ci penso. 

M. “Io sono già entrato comunque.”

Ridiamo tutti.

M. “Devi solo starci. Non è che devi creare l’amore, devi solo starci, accettarlo. Me lo dai questo pass che io già sono entrato? O mi cacci via? Lo sai che ti devi volere bene pure te se mi dai il pass? Controlla. Fa paura? Senti. Lascia perdere tutti i ragionamenti, io non me li sono portati oggi. Noi siamo in diretto contatto adesso. Puoi sentire tutto quello che sento io, puoi, sentilo. Già c’è."

Io mi sento come accolto dentro ad un abbraccio che mi avvolge tutto.

M. “Senti questa frase: Già c’è. Mi capisci? Adesso. Il tuo cuore già c’è, non lo devi cercare.
Non ti devi preoccupare di trovarlo. C’è, senti quello che già c’è, non quello che ti devi preoccupare di trovare. [Pausa]
Non lo puoi togliere quello che già c’è. Già ci sta. Non l’hai scalfito non hai allontanato. Sto dentro, non mi puoi togliere. Il cuore tuo è dentro di me non lo puoi togliere. [Pausa]
Rivolto agli altri:

M. “Si credeva che non aveva più il cuore!”

Di nuovo verso di me:

M. “Credevi che te l’eri perso? Non puoi perdere quello che sei.”

Pensavo di aver perso il cuore, di aver perso me stesso. Scoppio a piangere e lo abbraccio.

M. “E dai vai dammi questo pass. Vai vai, vai. Vieni fra di noi cuori. Vai! Allora ce l’hai il cuore vedi? Ce l’hai!”

Marco mi guarda negli occhi e con una gentilezza che scalda il cuore mi dice:

M. “Niente di tutto quello che pensi! Vivi! Vivi! Niente di quello che pensi sta succedendo. Senti e basta. L’amore è uno stato abbastanza fanciullesco nelle sue caratteristiche di libertà, spensieratezza. Senza pensieri, selvaggio e libero. E’ leggero. Completamente incolmabile, completamente incontrollabile. Non puoi deprivarti dell’amore. Gianpaolo non ci sei riuscito, non ne parliamo di questa cosa, nessuno ti crede. [Pausa] Questa è la strada giusta. Bisogna andare su una strada tranquilla, sicura, verso una soluzione che non mette paura a nessuno.”

La strada che intende marco è la strada dell’amore. Nel frattempo iniziamo a camminare verso l’uscita, prendiamo una stradina che passa vicino ad un piccolo parco giochi per bambini. In lontananza si vede una sagoma nel cel che vola, leggera, bella e indifesa, è un aereo radio-comandato. 

M. “Quell’aereo è un atto di amore. Porta gioia, felicità.
Pensa a chi l’ha disegnato sulla carta. Stava solo, pioveva, in un faro sperduto del Canada. [Ridiamo per il tono ironico riferito alla storia dell’autore dell’aereo]. Stava dicendo “io mi sento tanto solo ma faccio questo disegno e tra 20 anni migliaia di migliaia di persone saranno felici”. E’ un atto di creazione d’amore. E non è vero che le cose succedono perché la gente cattiva poi ci voleva guadagnare i soldi e sfruttare gli altri e allora hanno fatto gli aerei. Non li hanno fatti così gli aerei, li hanno fatti con amore. [Pausa] E’ finita eh!”

Mi volto e vedo un cartello che indica uno striscione. C’è scritto: TempoMateria. “Tutto è un segno” penso, quante probabilità c’erano che in quel momento ci fosse in un parco pubblico di una città così caotica come Roma un cartello neutro con quelle parole. Mi lascio andare ancora più in profondità.

M. “E’ finita Gianpaolo. Non c’è un altro momento più bello o più brutto che capiterà. Se capisci questa cosa hai capito tutto. Adesso sta succedendo l’illuminazione. Adesso, in nessuna maniera diversa da adesso. In te sta accadendo. Ci sei o no?”

Gp. “No.”

M. “Sta succedendo, uguale. Controlla prendi confidenza. E’ questa. Svegliati, sta succedendo.”

Delle sensazioni fortissime che non mi so spiegare pervadono tutto il mio corpo. E’ piacevole.

M. “Senti la mia mano che non trema? Non c’è preoccupazione. Non c’è preoccupazione nemmeno in loro, controlla [indica la gente intorno a me]. Quest’albero non è preoccupato. Questa madre per niente. Controlla, fidati. Dammi un attimo di fiducia e guarda. Non sei solo.. Non è che la devi cercare, adesso già c’è.”
Ancora inspiegabili scariche di energia benefica mi attraversano partendo dal centro e arrivando a tutti i miei punti periferici.

M. “Vedi questo è tranquillo, quello è amorevole. Oh non ce n’è uno incazzato ma come mai?”
E’ impressionante. Non c’è davvero nessun essere nervoso, nessun essere triste, nessuno, sono tutti allegri, divertiti, sorridenti, io sono incredulo, non mi era mai successo, anche a cercarlo non trovo qualcosa di brutto intorno a me. Sta succedendo qualcosa di magico.

M. “Ci sta adesso sia che guardi che non guardi, qualunque cosa fai non cambia. Ci sta. Non centri nulla tu, ci sta uguale. Nessuna di queste persone è un fattore distraente. Sono tutti esseri nell’illuminazione. E tu non puoi farci nulla, non sto dicendo che devi capirla. Qualunque cosa fai già c’è, non la rallenti, non la impedisci, non ti ci allontani. E’ già fatto è finita eh. Non è che dopo la devi dimostrare. Guarda! Mica la devi vedere una cosa che già c’è. Non puoi non vederla, già c’è. Capito? Tu la stai vedendo. E’ questa, non era un’altra cosa che tu credevi diversa. La stai vedendo. Non c’è altra azione che ci devi fare sopra come il guardare e non può essere allontanata con il non guardare. Già c’è. Non ti preoccupare di sentire, sentila. Puoi sentire tranquillamente. Non ti preoccupare di guardarla, guardala, la puoi guardare tranquillamente. Un tutto totale, cuore mente anima, già c’è. L’illuminazione già c’è. Quale altra cosa doveva succedere? Un drago blu? Smetti di fingere di avere il potere di non vederla. Io dico la verità, tu verrai a me. Non succede che poi dici che non hai capito perché è già successo, ho già vinto. Nessuna parola ne concetto potranno dimostrare che non c’è l’illuminazione. Nessun ragionamento, nessuna giustificazione. E’ finita Gianpaolo mi pare come se stai ancor cercando qualcosa. Perché cerchi? Già c’è. Quello che cerchi non è l’illuminazione. L’illuminazione è quello che già c’è, quello che cerchi non c’entra niente, si chiama fantasia.”

Siamo arrivati così all’entrata. Abbraccio marco per ringraziarlo di tutto quello che ha appena fatto per me. Lui mi guarda, muove le labbra:

M. “Adesso vuoi fare finta che ti senti uguale a due ore fa?”

Ridiamo tutti. Ma cosa è successo oggi?

martedì 14 aprile 2015

I Fiori Sbocciano senza il Permesso di Nessuno

ECKHART TOLLE


Mentre si sta seduti tranquillamente, senza fare nulla, la primavera arriva e l’erba cresce da sola

giovedì 9 aprile 2015

Il Paradiso Dentro

DI GIANPAOLO MARCUCCI


Pubblico un altro resoconto di una meditazione con Marco. Farà anche questa parte del libro in uscita a breve: Cronaca di un Risveglio Annunciato (Un anno con Marco Canestrari). Si parla di un viaggio verso il paradiso e la pace, un viaggio avvenuto realmente. Ma senza anticipare oltre: leggete sotto, allacciate le cinture e Buon volo! 

Oggi siamo andati alle rovine di Veio. E’ passato qualche mese da quando ci siamo trasferiti nella nuova sede sita proprio all’interno del parco, e quella appena passata è stata la prima vera giornata di sole che ci siamo goduti insieme, immersi in questo meraviglioso paesaggio, da quando è finito l’autunno. Voglio a tal proposito aprire una parentesi, una finestrella che permetta al lettore di affacciarsi per un attimo su di una vicenda a mio parere straordinaria e per alcuni aspetti magica. Io non sono mai stato fatalista, ne ho mai creduto esistesse il destino, si potrebbe dire infatti che ho sempre creduto solo nel caso; eppure, ho iniziato ad avere dei dubbi sulle mie convinzioni a riguardo nel momento in cui…sentite questa: da quando conosco Marco, il luogo che ha ospitato le mie esperienze più forti, le meditazioni più proficue, i momenti di affetto, amicizia e condivisione più alti, le riflessioni più acute, gli scatti di consapevolezza più profondi e duraturi, sia in compagnia che in solitaria, è stato senza dubbio Villa Pampjili. E’ li che ho odiato, amato e perdonato più che in qualsiasi altro luogo ed è li che ho persino avuto la mia prima esperienza con l’illuminazione. Ebbene, in cinque anni di camminate, si può dire che l’allegra combriccola di cui faccio parte, la villa monteverdina l’ha letteralmente consumata! Non è scorretto affermare che conosco ora ogni anfratto, albero o cespuglio di quel luogo bellissimo. “Questa è la MIA arena” pensavo fino a poco tempo fa. Curioso come gli insegnamenti di Marco prendano sempre più aspetti della realtà contemporaneamente ed arrivino a manifestarsi anche nella materia. Negli ultimi tempi, spontaneamente, da un annetto prima che decidessimo di andare a vivere tutti insieme, nella mia mente e nella mia vita, si è materializzato un altro luogo accanto a Villa Pamphijli: il Parco di Veio. Periodicamente, per meditare, ci si vedeva li. Le dimensioni del parco sono sconfinate, è un parco regionale e i paesaggi al suo interno variano di molto. Ci sono cascate molto alte, corsi d’acqua, colline dorate, boschi e rovine di antiche città etrusche. Un luogo meraviglioso per meditare e stare in pace. Andando avanti col tempo, Nonostante fosse molto distante da casa mia, Veio ha iniziato a prendere il posto del Parco romano. L’ultimo periodo in cui più intensamente ho visto Marco per consulenze a me dedicate, capitava che io andassi a Veio con lui anche tutti i giorni, anche solo per un’ora. Lo stesso periodo era quello in cui si cercava la villa per andare insieme a vivere e stabilire la sede della scuola di risveglio. Bene, ho visto e valutato personalmente decine di case in tutta Roma in un arco di tempo di circa quattro mesi e mai mi sarei immaginato che, dopo un momento di sconforto per non aver trovato nulla di eccezionale e adatto a noi se non un appartamento non molto grande in un quartiere centrale di Roma, arrivasse dal nulla un annuncio di una villa enorme a prezzo competitivo, all’interno del Parco di Veio. Dopo 4 mesi di ricerca, una sera, Fauno trova l’annuncio su internet, siamo a casa sua, chiamiamo, fissiamo l’appuntamento, si va a vedere e si decide seduta stante: è fatta, è la prima sede della scuola, a 5 minuti dalle colline dove ho meditato e parlato con Marco tutto l’autunno. Avevamo bisogno di una nuova arena che contenesse domande ed esperienze sempre più forti e avevamo bisogno di una casa spaziosa e comoda per fare una scuola. Sono arrivate entrambe, al momento giusto, proprio nel luogo in cui già il nostro cuore passeggiava da tempo. Un caso?
Siamo a Veio dunque, nella nuova arena, è ancora inverno ma ci sono venti gradi e c’è un sole che scalda il cuore. Siamo io, Fauno e Marco e stiamo per intraprendere un viaggio unico e sorprendente. Un viaggio verso il Paradiso. 

Gp. “Perché non mi porti un po’ dove sei tu?

Intendo nella pace, nella calma, nella felicità dello stato in cui si trova il mio maestro che, si vede proprio, non è uno stato comune. Io sono più centrato, credo nella sua possibilità di portarmici davvero, adesso.

M. “Facciamo Subito.

Marco accetta, siamo sdraiati sull’erba, io sono profondamente in sintonia con tutto quello che ascolto. Lui sussurra un dialogo. Il viaggio comincia e per arrivare al Paradiso passiamo da tutti i piani intermedi e incontriamo delle entità che ci accompagnano. Marco intraprende un dialogo con loro: 

Marco. “Andiamo sopra, dentro, passiamo i primi piani.
Abitante: ciao! 
M: ciao come stai, ti presento Gianpaolo. 
A: vieni vieni! 
M: ci fai andare ancora più su?
A: come no! Vieni vieni!
M: andiamo ancora più su. Accidenti che bello qui, profumato, bello eh! Non ci arriva proprio la sofferenza, non ci arriva nemmeno l’idea della sofferenza, nemmeno l’idea!
A: no, qui abbiamo dei robot che allontanano le idee di sofferenza, non dobbiamo fare niente, non ci arrivano nemmeno le idee. Non sappiamo cos’è, perché cos’è? La polvere qui, non sappiamo neppure cosa è.”

Qui Marco parla di uno stato più profondo di coscienza, dove la mente non è più padrona incontrastata ma è solo uno strumento della volontà, che viene utilizzato all’occorrenza. In questo stato l’ego viene messo a fare l’unica cosa utile che può fare: il filtro alle idee. Esiste uno stato di cui Marco mi ha parlato un giorno, relativo allo stato di risveglio, in cui l’ego viene messo volontariamente a fare da “buttafuori” alle idee che non servono, custode della mente. 

A: vuoi andare più su dove si producono le idee?” “
M: si dai, andiamo.
Accidenti, sempre più caldo, sempre più affetto, tutti tranquilli, andiamo ancora più su, senti che tranquillità, wow, una figata! E ci aprono le porte, che bello.”

Quello che sta accadendo in questo momento, non è spiegabile a parole, non appartiene alla sfera della ragione, la trascende, è qualcosa di più alto, di più vicino a me. Io non ascolto le parole di Marco, sono quelle parole. E’ letteralmente come un viaggio, mano nella mano, in un luogo che non avevo mai visto e allo stesso tempo che è così tanto familiare da farmi sentire completamente al sicuro, un luogo all’interno della mia consapevolezza. Mi sento bene, leggero e libero, come un bambino che non ha nulla da fare se non giocare su un prato, ingenuo perché non conosce alcuna malizia e spensierato perché non gli serve alcun’idea. Ora Marco inizia a parlare utilizzando un linguaggio che utilizzerei io. Mi fa da ambasciatore, si avventura in zone che sa già possono essere di mio interesse, perché, è questa è una cosa che ho imparato stando vicino a lui, possiamo comprendere so ciò che davvero ci interessa, che davvero ci sta a cuore. Il resto non ci è comprensibile. Perché siamo noi a creare la realtà, come potremmo mai abbracciare qualcosa su cui non mettiamo l’attenzione? E’ il mio interesse è quello di mantenere uno stato così benefico. Di fare mia una sicurezza così spiazzante.

“M: scusate però, scusate se sono inopportuno ma…il padrone? Ma è in vendita?
A: ma chi è questo? un amico tuo?
M: si un amico mio, Gianpaolo. Se la vendono dunque?
A: ma è da un’eternità che sta qua.
M: ah, e come si chiama?

A: vita!”

Pare proprio che tutto quello che noi vogliamo è già nostro. Perciò non possiamo ottenerlo. Marco mi fa fare ora un balzo in avanti:

“M: ammazza, ma chi l’ha fatta questa vita? Chiamatemi un po’ il padrone?

Andiamo all’ultimo piano, apriamo la porta, e tutti si inginocchiano. E’ il paradiso.

A: il padrone sei tu. Ma che ti sei dimenticato? Stavamo aspettando che tornavi! 
M: ma come io? Io la volevo comprare.
A: no no, tutto gratis, è tuo.
M: ah!
A: ma mica solo il palazzo, tutto il quartiere!
M: ah!
A: tutta la città, tutto il mondo!
M: ah! E’ tutto mio?
A: Ma perché non ti ricordi?

M: Io? Eh!!! [risate]
Mi ricordo come no? Ti ricordi Gianpaolo? Ma certo!”

Che risata di cuore! In questo posto mi ci trattano come se fosse tutto nostro ed effettivamente sulle targhette fuori la porta c’è il nostro nome, ci sono le foto. Questa è la grande dimenticanza, il grande oblio dell’uomo. Ci siamo dimenticati tutto. Ci siamo dimenticati di essere immortali e perfetti, di essere creatori, di essere il figli di Dio. Per la paura di essere puniti da nostro padre, per la paura di aver fatto qualcosa di terribile nell’aver voluto provare a creare la sofferenza, abbiamo inventato un sogno di colpa e separazione. Ma ora sembra come qualcosa riaffiori, non è una memoria, non centra nulla la memoria, è una sensazione di dignità, è la sensazione che ce lo meritiamo di essere felici, solo quello. Al lettore potrà sembrare che di chissà visione mistica e spirituale si sta parlando qui, che un viaggio verso il paradiso sia qualcosa di interstellare, o intergalattico. Non è così, non ci si muove di un millimetro, non si va da nessuna parte, è semplicemente la dignità che torna forte e dice: tu meriti di più di così, meriti tutto.

“A: tu non devi fare niente qui, nessuno sforzo, nessun controllo, tutti ti amano, tutto quello che vuoi c’è. 
M: ma qualcuno…mi ci ha messo?
A: no no è proprio tutto tuo, l’hai fatto tu, perché non ti ricordi?

M. Non ci siamo ricordati, Gianpaolo! E tutti ci guardano qui, ci dicono: ma noi siamo figli tuoi, ci hai creati te, ci hai insegnato tu a fare tutto. Ci hai detto di aspettare due minuti che poi tornavi, sei andato via 200 miliardi di anni, noi stiamo aspettando, è tutto tuo.
L’ho fatto io! L’abbiamo fatto tutto noi Gianpaolo. Tutto, ti presento gli ingegneri del sogno, guarda, questo è il piano del dolore, della sofferenza, del piacere, non ti ricordi? In due settimane l’hai progettato, strillavi a tutti. 

La dignità però, la felicità, il merito, sono cose che non piombano addosso. Marco lo dice sempre: Quello che vuoi c’è. La volontà è il grimaldello. La volontà è l’unica chiave. Siamo volontà e possiamo volere ciò che vogliamo. Da turista un viaggio in paradiso è bellissmo, ma vogliamo davvero rimanerci? Senza colpa? Senza paura? Senza sofferenza?

“M: ah complimenti comunque, tutti bravi. Tutti bravissimi.
A: non tornare giù però, il regno tuo è qui, che facciamo senza di te? Che facciamo? Dove vai? 
M: …
A: ti aspettiamo comunque noi, stiamo qui.
M: ehm, ho un attimo la pentola sul fuoco, il ragazzino che sta piangendo, gli do la pappa e torno subito.

Il portiere ti saluta: Ma che se ne va?”

Il mio cuore qui ha un sussulto. Da così in alto, vengono le vertigini. Un pianto di molti anni esce prepotente fuori da dentro di me. E’ troppo tutto questo, torniamo a casa.

“M: adesso torno, state tranquilli tutti, comunque gestite tutto già bene da soli…
A: perché non torna?
M: sto qua, un attimino, ho una caverna qui…

A: abbiamo sbagliato qualcosa? 
M: ma no ma no tutto perfetto, sto un attimo dentro una buca a piangere, per qualche millennio poi torno aspetta…”

Un silenzio sordo lascia spazio solo al vento, che muove l’erba e ricorda che posto ho scelto per la mia guarigione, per il mio risveglio. La materia è il regno dove mi trovo ora.

“M. Stiamo qui eh. Oh tutto nostro è. E’ tutto nostro, pure fuori. Tutta roba nostra. Possiamo sceglierci la casa dove ci pare, sulle colline, nelle grotte, dentro al dolore, dentro al piacere, dove ci pare. La verità è in noi, siamo veri”

Accidenti che botta. Ho bisogno di riposo. Faccio cenno ai miei compagni di viaggio che vado a fare due passi per sgranchirmi le ossa. Quando torno, dopo pochi minuti. Fauno e Marco stanno parlando. Mi siedo anche io. A quanto pare, oggi è proprio la giornata dei dialoghi. 
Marco sta inscenando una conversazione con un altro livello di coscienza superiore, simile a quella precedente. Questa volta parla alla parte buona di noi, quella guida, inserita dal sognatore nel mondo dell’illusione in cui viviamo, che ha lo scopo di riportarci verso la verità, verso la pace, verso il risveglio. La perfezione del disegno del nostro spirito è tale, che anche dentro l’errore, abbiamo voluto inserire la soluzione. Il nostro sogno è pieno di indizi che ci portano a vedere che qualcosa non torna, che quello che percepiamo non è reale, che stiamo sognando. Marco è per me quella parte, il mezzo per accedere alla fonte, all’intelligenza. Come prima, interpreta entrambi, sia l’Ego di Marco Canestrari che quella che la sua guida, sottoforma di umile servitore. Si rivolge a noi:

“M. La verità ci dice che non abbiamo nessuno con cui ce la possiamo prendere. Nessuno da accusare. Nel caso in cui ci immaginiamo che abbiamo qualcuno con cui prendercela, la verità ci dice che stiamo facendo uno sbaglio, un grande sbaglio. Ma tu ti rendi conto? Ci possiamo anche sbagliare.”

Ed un bellissimo dialogo comincia: 

“Suddito: No mio sire, mi ha creato lei, ha fatto tutto lei. Non è un topo di fogna. Guarda, sta tutto qua. Qui abbiamo i quadri di quello che ha fatto. Qui questa azione buona, qui quest’altra. Qui quando si è messo a dormire e voleva far finta che esistevano la paura e il dolore, noi ci ricordiamo tutto, sta tutto qua. Lei non ha mai accusato. Accusare chi poi? Non c’è nessuno che può competere con lei. Non ha mai avuto nemici, chi vuole accusare?
M:  Io stavo accusando la verità prima
.
S: No signore.  Se mai lei, che è la verità, stava facendo un teatrino, nessuno accusava nessuno. Si è sbagliato.
M: Non ho accusato fino a adesso? Tutto e tutti, pure la verità, Dio, tutto, i parenti, i politici, gli amici, il lavoro, il cibo, i posti, tutto?
S: No signore questo lo ha fatto tutto lei, guardi qui, qui, qui…
M: Ho capito che l’ho fatto io ma lo ho accusato!
S: No signore, non c’è nessun altro dentro la stanza adesso da accusare. Non c’è mai stato. Sono solo con lei, chi vuole accusare? Non è mai uscito dalla stanza e nessuno è entrato, io sto qui a controllare, ci sono le registrazioni. Stava su un prato a parlare col cielo, ci sono le registrazioni. non c’era nessuno, nessun altro al di fuori di lei, lo sanno tutti. Mi dica quello che le serve.
M: Io vorrei prima di tutto avere ragione. Per acquietare la mia volontà. Dammene un calice.
S. Così sia signore, tenga…
Non è per dire eh, ma lei ce l’ha sempre avuta la ragione. Come potrebbe non essere così. Tutti lo sanno che lei ha ragione, i fiori lo sanno, lo sanno tutti. Tutti la amano perché lei ha ragione. aveva ragione quando voleva dormire, aveva ragione quando voleva svegliarsi, è tutto suo. Se vuole può ritornare a dormire per quanti millenni vuole, risvegliarsi quando vuole, all’interno della ragione. E’ tutto suo. 
M. Quindi non ho sbagliato niente.
S. Perché lei pensava di si? Qui nessuno pensa che lei ha sbagliato, nessuno l’ha mai pensato.
M. E prima quando ho fatto quelle cosa là?
S. Dov’è lo sbaglio?
M. Ma insomma questo sbaglio c’è stato o no?
S. No signore, qui nel presente, dove lei è sempre stato (non è entrato mai ne uscito nessuno) lei non si è mai sbagliato. Questa è la verità, ce l’ha insegnata lei. E ce la continua ad insegnare lei. Nella verità non c’è errore. Forse lei, scusi, parlava del passato. Qui non è mai entrato. Non si è mai avvicinato, lei è sempre stato presente, io ero qui. Il suo cuore, la sua volontà, la sua consapevolezza, tutto è sempre stato nel presente, dove non c’è sbaglio.
Quando lei sogna il regno del tempo, si immagina che c’è lo spazio, ma io la vedo, sta qui a sognare, si riposa, sta tranquillo. Lei può fare qualunque sogno vuole, per quanto tempo vuole, il tempo non entra mai qua. E’ lei che decide tutto, se svegliarsi o no. 
La lascio riposare, se serve sto qua.”

Marco si rivolge di nuovo a noi: 

“M. Niente di noi è nel tempo, nessuna parte di noi è nel passato o nel futuro e non lo è mai stata e non lo sarà mai in nessun aspetto, in nessun modo. Chi lo crede sbaglia. Sbaglia, all’inizio, il credere di esistere nel tempo in quanti individuo, è un sogno. Noi siamo e siamo sempre stati nel presente. Niente di noi sta in un corpo. Il nostro cuore non sta nel corpo, la nostra anima non sta nel corpo, la nostra volontà non sta nel corpo, la nostra consapevolezza non sta nel corpo. Il tempo non è in noi. Il passato non c’è. Il futuro non c’è. Noi siamo gli autori del tempo se vogliamo. Il tempo, causa e effetto, noi siamo gli autori della causa effetto, prima di noi non c’è, prima di noi non è detto che ci sia qualcosa, le nostra volontà è libera, non c’è niente prima di noi. Abbiamo voluto esistere, abbiamo voluto essere liberi, abbiamo voluto essere creatori, abbiamo voluto essere consapevoli, abbiamo voluto poter sognare, tutto, niente prima di noi. 

La guida trova modo di insinuare la sua luce:

S. Signore, scusi se dico ma, il sogno, non costituisce colpa, ne sbaglio.  
Ultimamente lei, rimane un po’ frastornato da questa cosa. Lei può sognare come vuole. Va bene così. Tutto il mondo com’è va bene così. Va bene già così. Così sia. Perché no? Nessuno la contraddice, lei ha ragione, va bene così, è bello che sia così, è bello avere ragione, che altre idee devono entrare qui? Qualunque cosa sia va bene così. L’autore non è in questo corpo. Il corpo esiste solo nel tempo. Nel presente signore, lei non ha mai avuto corpi. Solo quando sogna, sogna i corpi. Non si ricorda? Mi ha insegnato lei tutto questo.
M. A te ti prendo come segretario personale, ti metto qui seduto e ti chiedo di rispiegarmi quello che ti ho insegnato perché alcune cose me le sono scordate a dirti la verità. 
S. Si signore, mi ha creato apposta.
M. Vedi che bravo, il me del passato è stato bravo. Come ti chiami?
S. Sono una guida sono una parte di lei, mi ha creato lei. Qualunque sogno faccia lei avrà sempre una parte sveglia, ancorata alla realtà.
M. Bravo hai indovinato! Bravo, facciamo questo.
S. Così lei è libero sia di sognare che di ricordarsi.
M. Bravo mi piace così.
S. E’ stato lei .
M. Bravo sono stato io, bravo, ho fatto io bene. Insomma, una cosa complicatissima
S. No signore è semplice, lei sta qui e non succede niente.
M. Bravo, volevo dire quello. E tutti questi corpi che si muovono? Tu come la vedi? 
S. Qual’è la sua volontà signore?
M. Volevo fare una discussione così a quattr'occhi, a perdita di tempo.
S. Qual’è la sua volontà signore? Io sono suo servo, non posso fare niente a quattr’occhi come dice lei. 
M. Io voglio che mi spieghi come è possibile che ci sono questi corpi che parlano e si muovono e tu mi dici che non ci stanno.
S. si signore, qual’è la domanda?
M. Io vorrei che un po’ tu mi contraddicessi ecco, così un po litighiamo
S. No signore.
M. Che fai ti ribelli all’autorità dell’imperatore?
S. No signore, appunto, non mi ribello.
M. Allora sfidami!
S. No signore.
M. Uccidimi!
S. No signore.
M. Allora contraddicimi!
S. No signore.
M. Allora che cazzo vuoi?
S. Quello che vuole lei signore
M. E non mi sta bene!
Di qualcosa! Così ti vengo addosso.
S. No signore. Senza offesa signore, lei non può ferirmi, perché mi ha creato lei. La sostanza di cui è fatto lei non può essere ferita.
M. Ma che cazzo dici? Io non ci capisco niente, non ci credo. Ma che è così difficile?
S. No signore è tutto facile.
M. Allora questi corpi. Hai capito che sono questi corpi?
S. Si signore, ho capito quale oggetto del sogno sta indicando.
M. Allora lascia perdere se è un sogno o no. I corpi, muoiono.
S. Si signore nel suo sogno si.
M. Ah ancora. Muoiono, da soli.
S. Se vuole si signore, se vuole dire così.
M. Allora muoiono da soli.
S. Nessun sogno c’è senza sognatore signore.
M. Ho capito…allora, te lo spiego più facile ancora.
S. Si signore facile.
M. Il corpo, ce l’hai presente?
S. Si signore, lei lo sta immaginando.
M. Ma che cazzo dici? Il corpo, questo che muove la bocca.
S. Cosa vuole che dica signore?
M. La verità, dimmi, è che sia quella giusta!
S. Lei sta immaginando signore.
M. Ma come cazzo… non è vero! Ti licenzio!
S. Mi ha licenziato seimila volte signore.
M. Basta mandamene un altro!
S. Siamo solo noi nella stanza signore, non c’è nessun altro. 
M. Che palle! Tutta la vita con questo, mi sta pure antipatico! Tu dimmi di che cazzo parliamo tutta l’eternità che tu appena dici A io dico B, che facciamo marito e moglie?
S. Si signore.
M. Eh… si signore.
S. Come vuole lei signore. Io sono solo qui per servirla e ricordarle.
M. Non voglio che mi ricordi niente. Non te l’ho chiesto e pure se te l’ho chiesto, ho cambiato idea
S. Si signore, qual’è la nuova idea?
M. Ah che palle! Quella nuova non c’è. Quella vecchia è passata di moda e quella nuova non c’è. Quella nuova la devi dire tu così ti vado addosso. Aspetto che dici qualcosa.
S. Cosa vuole che dica signore?
M. Di una cosa
S. Quale?
M. Una cosa tua, di tuo, così posso sputarti in faccia.
S. Perché le piace sputare signore?
M. Ah allora scusa un attimo chi era il Re?
S. Io faccio quello che lei mi ha chiesto.
M. Ti ho chiesto di contraddirmi?
S. No di ricordarle che lei è magnifico, santo, perfetto.
M. E allora che centra questo con quello che ho detto adesso? Perché questo che hai detto mi piace!
S. Sputare in faccia è una cosa che non le è mai piaciuta. Se mai perdonare.
M. Bravo ti perdono allora invece di sputarti in faccia. Comunque la cosa dei corpi non è stata risolta.
S. Quando vuole signore. [Pausa] Posso parlare liberamente signore?
M. Allora parla dai, parla. Parla liberamente.
S. Nel suo sogno recita una parte in cui lei, senza offesa, si sta confondendo.
M. Su quale cosa mi starei confondendo?
S. Lei immagina di essere un corpo… a occhio, direi.
M. Non hai capito io sono in un corpo, non immagino di essere un corpo e sei tu che ti stai confondendo.
Non parli più?
S. Sia fatta la sua volontà signore.
M. Non mi piace, non mi piace. Non hai capito. E’ così e non mi piace. 
S. Che cosa le piace?
M. Allora io voglio essere immortale.
S. Si signore, è stato fatto adesso.
M. A meno male che bello!
S. Era già così da prima.
M: Ma che cos’è un gioco di parole quindi? Non è vero niente, poi dopo muoio. 
S: No signore, lei non muore, Il tempo non è mai entrato qui.
M: Che cazzo di frasi dice, boh, non lo capisco. 

Marco si alza, guarda me e Fauno (ironico):

M. Ragazzi, non gli date spago a questo che io già vi vedo a voi due, vi vince subito, aspettate che torno. 

Il maestro si allontana per andare in bagno. Quando torna a tutti e 3 e tornato l’appetito. La disputa col suddito dovrà aspettare. In fondo, anche i risvegliati, sono umani.


Veio, 13 Marzo 2015



martedì 7 aprile 2015

Condividere la Bellezza

DI JIDDU KRISHNAMURTI


Condividiamo, tutta l'umanità condivide, la luce del sole. La luce del sole non è né tua né mia. È l'energia dispensatrice di vita che tutti condividiamo. La bellezza di un tramonto, se lo osservi con sensibilità, è condivisa da tutti gli esseri umani.