Come viene concepita l’educazione impartita ai propri figli dai genitori italiani o che vivono in Italia? Quali i valori che devono essere assimilati dai ragazzi e quali gli obiettivi dell’educazione? I figli vanno educati innanzitutto al “rispetto degli altri”: ad affermarlo spontaneamente è il 74 % dei genitori e il 60% dei ragazzi.
L’educazione impartita ai figli dai genitori è una combinazione di affetto (37%), dialogo (30%), indi regole (23%), e infine sistemi di punizione (10%). “I genitori italiani vivono il proprio ruolo educativo come un continuo equilibrio tra la necessità di stabilire delle regole e porre dei limiti da rispettare, e quella di trasmettere amore e fiducia”, commenta Valerio Neri, Direttore Generale per l’Italia di Save the Children. “Il superamento di tale dialettica tra dimensione normativa e affettiva, secondo molti genitori, è mediato dalla comunicazione e l’ascolto. Ma, accanto a questa posizione di equilibrio, ne esistono due contrapposte: quella di chi teme di compromettere la relazione con il proprio figlio e tende a farlo diventare il dominus della relazione, e quella di chi invece, ancora utilizza la violenza per affermare la propria autorità.” Accanto a coloro che sono troppo indulgenti e non riescono a fissare delle regole e farle rispettare, esiste infatti ancora una media del 25% dei genitori italiani utilizza le punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata, come metodo correttivo.
Ma quanto frequentemente si fa ricorso a questi metodi? Sicuramente la pratica è molto ridimensionata rispetto ad un tempo, eppure permane una percentuale di genitori che utilizzano lo schiaffo come metodo correttivo. Una media del 19% dichiara che non capita mai di ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario, o di non utilizzarli quasi mai.
In situazioni limite, tuttavia, ben il 53 % dei genitori italiani dichiarano di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra i genitori con bambini più piccoli sale al 63% e tra quelli di adolescenti scende al 40%. Il restante campione dichiara di non aver mai dato uno schiaffo ai propri figli, anche se di questi il 25% dichiara di averne avuto la tentazione. “Secondo quanto affermano i genitori italiani, in una parte della ricerca di Save the Children realizzata attraverso colloqui approfonditi di gruppo, la punizione fisica, quando utilizzata, sembra costituire un vero e proprio codice di comunicazione non verbale, il voler segnalare in modo inequivocabile che si è superato un limite estremo, ma è anche una risposta ad un momento di esasperazione, di spavento, il tentativo di uscire da uno stato emotivo sgradevole”, continua Valerio Neri. “Sia dalle risposte dei ragazzi, che da quelle dei genitori, comunque, emerge il disagio di fronte ad un “metodo educativo” che sicuramente non rappresenta quello più valido”.
Dalla ricerca, inoltre, a testimonianza dell’inadeguatezza della punizione corporale come modo di risolvere un conflitto, emerge che in seguito allo schiaffo i genitori e i ragazzi hanno delle percezioni molto differenti: mentre i primi immaginano che il sentimento più forte provato dai figli sia quello del dispiacere, unito però alla consapevolezza di aver commesso un errore, per i ragazzi l’episodio viene sì vissuto con dispiacere per l’accaduto, ma la sensazione forte è quella di non essere compresi, piuttosto che rabbia e desiderio di rivalsa. In base alla persistenza, seppure ridotta rispetto al passato, delle punizioni corporali in ambito familiare, una campagna di sensibilizzazione all’utilizzo di metodi educativi improntati sul dialogo e non sulla violenza sarebbe accolta positivamente dal 66 % dei genitori italiani: per il 39% di essi, infatti, potrebbe far riflettere i genitori più maneschi e violenti, per il 27% conforterebbe quelli già propensi a questa linea improntata sulla genitorialità positiva.
FONTE: SAVE THE CHILDREN