domenica 6 giugno 2010

Commemorazioni come Feste di Paese

DI VALERIO PASSERI

festeggiamenti

Nel nostro bel paese durante l’anno si festeggiano alcune ricorrenze che fanno riferimento ad eventi accaduti in passato e che hanno all’origine la commemorazione di tragici accadimenti e libertà concesse al costo di molte vite umane, parliamo ad esempio delle feste della donna, della liberazione, dei lavoratori e della repubblica.

Guardandosi attorno sempre più spesso si può notare una completa o parziale disinformazione su tali avvenimenti, anche perché nel paese di pulcinella l’importante è festeggiare! Accade così che la reale concezione di questi eventi va a perdere il suo significato, assumendone di nuovi e certamente meno profondi e più commerciali, d’altronde la parola festa può trarre in inganno i meno informati. Sempre meno di rado ci troviamo così di fronte a dei veri e propri paradossi, ad esempio persone che festeggiano il 2 Giugno, ma che dichiarano regolarmente la loro simpatia e il loro totale appoggio ad una ipotetica ma sempre più plausibile dittatura, o ancora donne e ragazze il cui unico pensiero dell’8 Marzo è andare in discoteca a “sballarsi”. Peggiore è ancora la situazione se pensiamo quanto queste feste siano strumentalizzate chiaramente e vistosamente a livello commerciale, ma anche a livello politico con il gioco dello “scaricabarile”. Prendo d’esempio questo 25 aprile passato; A parte le varie vicende mediatiche riguardo al lancio di oggetti ortofrutticoli che spostano chiaramente l’attenzione da quello che è il vero senso di questa giornata, mi è capitato di vedere e riflettere molti link condivisi sull’ormai celeberrimo social network facebook, che dicevano la loro sul ruolo dei partigiani nella 2° guerra mondiale molti asserendo che sono degli eroi nazionali, altri che sono degli assassini visto il cospicuo numero di vittime che la storia gli attribuisce, come per dire: “vedete, in fondo i cattivi non erano solo i fascisti!”. Questo chiaramente è sintomo che non tutti comprendono cosa la festa della liberazione rappresenti, la questione non dovrebbe essere se i partigiani erano buoni o erano cattivi, la guerra è comunque qualcosa di ignobile, perché porta a quantificare il valore di una vita al pari di un tozzo di pane, e strumentalizzare queste "feste", che forse sarebbe più consono chiamare commemorazioni, infanga il ricordo di tutti coloro che sono morti. I conflitti non creano eroi o mostri, solo gente che muore e soffre per la morte degli altri, chiunque venga sacrificato in nome di essa è comunque una vittima, invece di puntare il dito in questi giorni si dovrebbe avere la decenza di tacere e commemorare ogni singola vita umana che si è spenta e semmai ricordare che a quel giorno si attribuisce il festeggiamento del popolo italico per la fine dell’oppressione da parte di un un governo dittatoriale. La vera ragione quindi, per cui queste ricorrenze sono entrate nel nostro calendario, è che debbono servire da diario collettivo per evitare che riaccadano le stesse tragedie e ricordare a quale prezzo molti status che oggi ci sembrano così scontati siano stati raggiunti, in modo da non lasciarceli ristrappare con tanta facilità.

Ovviamente in una società dove si promuove il modello dell’uomo omologato, e del tecnico specializzato solo nelle proprie mansioni, meno esso conosce del proprio passato, più è raggirabile nel presente e più è controllabile nel futuro, dimenticando la nostra storia favoriamo il controllo che hanno e vorrebbero sempre più avere su di noi governi e multinazionali.

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