mercoledì 9 giugno 2010

Luoghi Comuni

DI MARCELLO MARANI

ruscello

Essendo tendenzialmente un contestatore fino dall’asilo, quando appunto contestai la Befana, perché non era vero che portava i regali più belli ai bambini più bravi, ma solo a quelli più ricchi, anche se erano emeriti somari, ho continuato per tutta la vita ad essere prevalentemente anticonformista.

Per non farmi “intruppare” nel gregge del “così fan tutti”, rivendicando sempre la mia specificità ed una particolarità che però non mi faceva sentire superiore ma appunto diverso, perché con una metafora riuscivo a spiegare e dimostrare, che mentre se ci si affida alla corrente, anche se è più facile e meno faticoso, alla fine si arriva sempre in un luogo dove troviamo tutte le porcherie che galleggiano sulla superficie, se invece si nuota contro corrente, certamente si farà maggiore fatica, ma alla fine si trova sempre uno spazio più libero, piacevole, tranquillo e pulito da liquami e detriti. Inoltre ho sempre cercato di condividere con gli altri quelli che erano i miei traguardi, rifiutando l’egoistico ”segreto del mestiere”, per cercare di godere insieme delle scoperte e conquiste da me conseguite, non in forma individuale ma sociale e collettiva perché appunto considero che nessun uomo è un isola, ma è il frutto sociale della collettività in cui si trova a vivere ed operare e quindi all’egoismo individualista ho sempre preposto la generosità verso la collettività. E non a caso, mi rimasero scolpite bene in testa le parole di John Donne, lette appena ventenne durante il viaggio sul treno che mi riportava a Taranto dopo una licenza dal servizio militare in Marina, che danno il titolo al romanzo di Hemingway “Per chi suona la campana” che dicevano: “Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo all’umanità. E così non andare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te.”, ed avendo vissuto da bambino la guerra, assistito a bombardamenti e ad altre evenienze in cui rischiai almeno 4 o 5 volte addirittura la pelle, ho maturato appunto la convinzione, che intanto il susseguirsi delle future vicende, fino ad oggi, siano state un semplice “di più” che la sorte mi ha riservato, ma questo è un altro discorso.

Così, per tornare a bomba ecco ribadire allora l’importanza di una informazione pluralista corretta e diffusa perché ripeto, come mi ha insegnato mio padre, contadino romagnolo con la sola terza elementare che però ci ripeteva che: “Più cose sai e più libero sei”, e convinto dall’aforisma di John Steinbeck, che in veste di giornalista, corrispondente per i giornali SUA nella guerra del 15/18, diceva che il peggiore inganno non consiste nelle bugie che si raccontano, ma nelle verità che si tacciono, dico che sarebbe ora che ci rimpossessassimo delle parole e della politica, per non farci espropriare del diritto di essere noi stessi, ciascuno con le nostre caratteristiche di unicità e specificità di Uomini liberi, senza padroni e padrini e senza servitori ed ipocriti incensatori, che magari cantano l’adulatorio “jingle” : “Meno male che Silvio c’è!.”

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