DI ENRICO GALAVOTTI
In assenza di autogestione, la democrazia resta formale anche quando, dopo una crisi di governo, si verifica l'alternanza nella guida di un Paese. Una democrazia delegata che non prevede quella diretta rappresenta solo una gestione elitaria del potere, soggetta continuamente al pendolo fra anarchia e dittatura. Infatti, quando l'aristocrazia politica s'accorge che i suoi metodi non garantiscono ai gruppi oligarchici la necessaria stabilità economica, ecco che scatta l'esigenza di cercare "l'uomo della Provvidenza".
Quando la democrazia parlamentare è in crisi, perché i soggetti politici si sono dimostrati incapaci di governare e non godono più alcuna fiducia da parte degli elettori, è facile che qualche gruppo parlamentare inizi a rivendicare un rapporto diretto con le masse (magari in questo viene sollecitato da altri gruppi o movimenti extraparlamentari). Improvvisamente la democrazia tende ad assumere un atteggiamento ambivalente: facendo ricorso, specie attraverso i media, all'istintività delle masse (populismo), essa mira a cercare una legittimazione dell'autoritarismo al di fuori dell'ambito meramente parlamentare. L'obiettivo è soltanto quello di rafforzare l'esecutivo, le funzioni monocratiche del governo o di affermare addirittura un personalismo presidenziale. Fra la democrazia delegata e l'anarchia è dunque difficile dire cosa sia meglio, poiché la prima si trasforma facilmente in un arbitrio legalizzato ("di Stato"), patrimonio di pochi: il che può comportare conseguenze più nefaste dell'arbitrio dei singoli cittadini.
Non è forse singolare che nei Paesi a democrazia delegata ci si appelli al principio della "responsabilità personale" solo quando si tratta di punire il cittadino per aver compiuto un'azione illegale? "Positivamente" la responsabilità personale, in una democrazia delegata, non appartiene a nessuno: a chi comanda infatti spetta il privilegio dell'arbitrio, a chi ubbidisce il dovere di sottostarvi. Per i governi delle democrazie delegate un esempio di cittadino modello è quello che obbedisce alle leggi dello Stato e paga le tasse, cioè obbedisce a leggi e tasse che "altri" gli hanno imposto, senza chiedergli alcun parere. Il massimo della democrazia diretta, in questi Paesi, è rappresentato dall'esercizio del referendum popolare, cioè dalla possibilità (piuttosto lenta e macchinosa) di abolire una legge già in vigore.