DI PAOLO PORRI
Pur ricordando che il commercio è un’attività che esiste praticamente da quando l’uomo ha mosso i suoi primi passi sul pianeta terra, questa vuole essere una obbiettiva analisi mirata a detronizzare il denaro ed il suo finto potere nel mondo odierno e non un isterica sterile denuncia di ciò che è scontato, per proporre solamente un’altra evanescente utopia.
Il commercio inteso come scambio di merci o di servizi, dapprima con altri servizi o merci e successivamente con una retribuzione monetaria che poi si tramutava in potere di acquisto, è una attività estremamente radicalizzata nelle abitudini dell’uomo. Tanto è che l’uomo sempre di più ha finalizzato ogni sua azione ad un maggiore arricchimento materiale e ad un conseguente maggior potere nella società. E’ doveroso, per la verità, precisare che non si può generalizzare questa affermazione in modo assoluto a tutto il genere umano di tutti i tempi. Ma non si può negare che la buona volontà, l’amore per il diritto e la giustizia e perfino l’evoluzione della vita stessa hanno sempre dovuto convivere e lottare con l’opposizione del, biblicamente detto, spirito del mondo (inteso più genericamente come errore o peccato). Si potrebbe perciò dire che uno dei principali “errori” o “tentatori” nello spirito del mondo è il dio denaro. Ormai l’uomo si può dire che sta sempre più diventando incapace di pensare ad un investimento del “suo” senza che ci sia per forza un’adeguata o più che adeguata retribuzione. Tanto più è elevato il ricavato, tanto più è onorevole e prestigioso il servigio o la donazione che noi andremo a fare. Il volontariato e la gratuità sono diventati “sacrifici” di alto valore morale ma che sembrano essere sempre meno apprezzati da chi dovrà gratuitamente lavorare.
Mi viene da porre una domanda a me stesso: non potrebbe essere già una retribuzione poter svolgere e realizzare la nostra vita, compiendo quotidianamente il ruolo per il quale abbiamo potuto constatare di essere venuti al mondo? Sì, perché se si considera che il denaro ha il potere e l’importanza che l’uomo stesso gli attribuisce, togliendo ad esso definitivamente il valore di acquisto e quindi anche il carismatico potere, non avremmo più da fare alcun conto con il dio denaro prima, durante e dopo la svolgimento di un qualsiasi progetto (mi riferisco soprattutto a progetti sociali) buono o cattivo che sia (questo farebbe parte di un altro tipo di valutazione che verrebbe fatta su un altro piano). Tutto ciò che dovremmo valutare sulla legittimità di un intervento si ridurrebbe ad una valutazione tecnico-strumentale e di carattere giurisdizionale per il rispetto del diritto e della libertà di ogni individuo. Non si dovrebbe chiedere il “permesso” economico-finanziario bensì porre l’attenzione sulla reale utilità e sicurezza dell’opera che si intende attuare. Diventa facile immaginare come l’esecuzione delle più urgenti manovre di soccorso nel mondo acquisterebbe una realizzazione pressoché immediata e ci sarebbe così un gigantesco passo evolutivo per l’edificazione e l’affermazione di un mondo universalmente più giusto.
Non essendoci più alcuna moneta a determinare il prezzo della vita ma, assolvendo ad un dovere naturale, di garantire cioè a tutti il diritto alla vita in una stessa dignità, la mano d’opera di qualità ed il prestigio a titolo di volontariato nel rispetto della globalizzata volontà di civile evoluzione, ci ritroveremmo ad avere, alla fine di tutti i conti, altro che da coordinare interventi e mano d’opera di ristrutturazione e poi... solo vita vera!