DI DANIELA COIN
"Ma io la tv non la guardo, la tengo solo accesa perché mi fa compagnia". Pensare, ascoltare, tenere costantemente il cervello impegnato, è diventato il solo modo per evitare di sentire. Chi si butta sul lavoro creandone un motivo di vita. Chi si concentra totalmente sullo studio. Chi si getta sui figli o sugli animali d'affezione. Chi sulla politica, sullo sport, creando reazioni ossessivo-compulsive. Lo scopo è sempre quello di riempire un vuoto per non ascoltare la nostra anima.
Ascoltare, udire, non significa necessariamente capire, consapevolizzare. Sentire, percepire, è ciò che inconsciamente invece temiamo. A volte, ascoltare percependo realmente i vari stimoli, interni od esterni, può essere più difficile di quanto si creda. Disabituati fin dall'infanzia, ormai, è una pratica talmente poco diffusa quella del sapersi ascoltare che, chi lo fa e ne trae degli spunti di consapevolezza, viene considerato una persona fuori dalla norma e spesso viene preso ad esempio diventando perfino una guida spirituale per chi sta, in un qualche modo, cercando di intraprendere un percorso di consapevolezza. Noi nasciamo tutti con un dono, una scatola vuota. La scatola delle percezioni. Questa scatola funziona ad una sola condizione, dev'essere vuota il più possibile. Più noi la riempiamo di convinzioni, dogmi, teorie, obblighi, falsi impegni, divertimenti fittizi, intrattenimenti cerebrali, più questa scatola smette, poco a poco, di esercitare la sua funzione. Il risultato è quello che siamo. Esseri spesso incapaci di cogliere le sfumature della vita, le espressioni di gioia o di tristezza del nostro animo o delle persone che ci stanno intorno. Occupiamo, affannati, lo spazio a nostra disposizione perchè, quello che sentiremmo lasciando la scatola vuota, sarebbe la vera percezione della realtà. Un eco che ci descrive quello che siamo e quello che abbiamo intorno. E quando la realtà risulta scomoda da accettare, più facile è dunque sommergerla sotto a decine di rumori ed impegni che non ci fanno ascoltare quella vocina che rimbomba dentro la scatola, raccontandoci quello che siamo e quello che potremmo essere.
Potremmo essere degli essere splendidi, dotati di sensibilità, di gioia e di amore da dispensare. Potremmo essere in grado di curare le nostre malattie, di comprenderne la reale causa e di risolvere i problemi che ci affliggono, siano essi spirituali, mentali o fisici. Potremmo diventare persone nuove, creature che non infliggono sofferenze ad altri esseri viventi. Potremmo renderci capaci di amore puro, di donare senza pretendere nulla in cambio. Di godere del sole e della pioggia allo stesso modo. Di vivere la spiccata gioia e l'intensa tristezza, dandone il giusto peso e il giusto spazio. Senza lasciare che nessuna di queste due emozioni ci rapisca e ci renda illusoriamente schiavi. Lasciando la scatola vuota, possiamo percepire liberi da condizionamenti. Cessare l'atteggiamento indotto da decine di fattori esterni ed essere, finalmente, persone vere.