DI NISARGADATTA MAHARAJ
In un posto o nell'altro, in una forma o nell'altra, c'è sempre una guerra. Si è mai dato un tempo senza guerre? Cerca il colpevole all'interno. Le idee di " io " e " mio " sono alla radice d'ogni tensione. Liberatene e sarai fuori del conflitto. Contesa e lotta sono parte dell'esistenza. Cerca allora il responsabile dell'esistenza, questa è la risposta finale: niente è.
Tutto appare momentaneamente nel campo della coscienza universale; la continuità di nome e forma è solo mentale, e facilmente vanifica. Chi è responsabile? Tutti e nessuno. Il mondo è il suo contenuto, e ogni cosa influenza tutte le altre. Tutti uccidiamo, e tutti moriamo insieme all'ucciso. Ogni evento ha parecchie cause e produce innumerevoli effetti. Inutile tenere i conti, nulla è rintracciabile. In realtà siamo tutti creatori e creature l'uno dell'altro, infliggiamo e portiamo il fardello reciproco. Nell'ignoranza siamo innocenti, nelle azioni, colpevoli. Pecchiamo senza saperlo e soffriamo senza comprendere. La nostra sola speranza è: fermarci, guardare, capire e svincolarci dalla trappola della memoria. Perché essa nutre l'immaginazione, che a sua volta produce il desiderio e la paura. La luce della coscienza attraversa il film della memoria e proietta le immagini sul cervello. Ma poiché questo è carente e caotico, percepisci in modo distorto e influenzato dai sentimenti di piacere e dispiacere. Metti in ordine il tuo modo di pensare, sfrondalo degli eccessi emotivi, e vedrai le persone e le cose come sono, con chiarezza e compassione. Il testimone della nascita, della vita e della morte, del dolore e dell'amore, è unico. Amiamo l'esistenza che nella sua limitazione e separazione è dolorosa, e allo stesso tempo la odiamo. Lottiamo, uccidiamo, distruggiamo la vita e i beni, tuttavia siamo capaci di affetto e sacrificio. Nutriamo teneramente il figlio e anche l'orfano. Siamo pieni di contraddizioni.
Eppure ci aggrappiamo alla vita. Alla radice dell'esistenza c'è proprio questo aggrapparsi, benché sia poi del tutto superficiale. Ci avvinghiamo a qualcosa o a qualcuno con tutto le forze e il momento dopo lo dimentichiamo, come un bambino che fa le sue formine di fango, e subito le abbandona. Toccagliele: strillerà di rabbia; distrailo, e le dimenticherà. Perché la nostra vita e l'amore per essa, è ora. Amiamo l'altalena dei dolore e dei piacere, i contrasti ci affascinano. Per questo ci occorrono gli opposti e la loro distanza apparente. Per un po' ne godiamo, poi ce ne stanchiamo e invochiamo la pace e il silenzio del puro essere. Il cuore cosmico batte incessantemente. Io sono il testimone e anche il cuore. Il pittore è nel quadro. Ma tu prima lo isoli dal quadro e poi lo cerchi. Non separarlo e non porre falsi problemi. Le cose sono come sono, e nessuno in particolare ne è responsabile. L'idea di responsabilità personale viene dall'illusione che ci sia un attore: "Qualcuno deve averlo fatto, qualcuno ne è responsabile". La società com'è ora, col suo schema di leggi e costumi, si fonda sull'idea di una personalità separata e responsabile; ma questa non è che una fra svariate strutture sociali. Prendi ad esempio il bambino. L' "io sono" non si è ancora espresso, la personalità è appena abbozzata. Ha pochi ostacoli alla conoscenza di sé, ma gli mancano la chiarezza e la forza della consapevolezza, la sua ampiezza e profondità. Col passare del tempo, alla crescita della consapevolezza si accompagna anche quella della personalità latente, che tende a oscurare la consapevolezza e a complicare l'insieme. Come la fiamma è tanto più gagliarda quanto più duro è il legno; così, quanto più forte è la personalità, tanto più brillante sarà la luce sprigionata dalla sua distruzione.
Solo una società altruista, basata sulla spartizione, può essere stabile e felice. Questa è l'unica soluzione pratica. Se non la vuoi, fa' la guerra. Comunque la metti, le cose non cambiano. La società è costruita sui moventi. Metti nelle fondamenta la buona volontà e non ti occorreranno assistenti sociali specializzati.