DI MARCO CANESTRARI
Stiamo inseguendo delle immagini astratte o dei fatti reali? Siamo sicuri di avere chiaro l'oggetto delle nostre paure, delle nostre ambizioni? Se ad esempio ci comunicassero che siamo malati di cancro, verremmo colti da una paura enorme, paralizzante. Anche se poi dovessimo scoprire che non era vero, che si è trattato di un errore. Mentre invece, nel caso opposto, se venissimo uccisi di sorpresa da uno sparo alla nuca, moriremmo senza paura alcuna.
Sembra quindi che abbiamo timore dell'idea che ci siamo fatti della morte, non della morte stessa.
Quindi chissà quante altre idee inseguiamo, scambiandole per reali. E magari per proteggere le nostre idee, frutto della fantasia, sacrifichiamo delle cose importanti, come la salute, i rapporti o anche il nostro tempo. Ma vogliamo passare la vita a rincorrere delle fantasie, anche dopo aver capito che non sono attinenti alla realtà? Sarebbe proprio come mettere la testa sotto la sabbia, pur di illudersi che tutto va bene. Passiamo dunque la vita proteggendo esclusivamente le nostre idee, quelle che ci appartengono. Solo quelle che ci danno più soddisfazione, tranquillità o sicurezza. Ci appropriamo addirittura di concetti universali, come la fame, o la sofferenza. La chiamiamo "La mia sofferenza", mentre invece quel sentimento lo stanno provando milioni di persone nello stesso istante. Questo atteggiamento crea un forte isolamento nell'individuo e quest'ultimo provoca sofferenza.
Solamente se ci accorgessimo che ciò che dobbiamo difendere non è la nostra idea del mondo, ma il mondo reale, comprese le parti a noi sconosciute, potremmo finalmente avere un'idea chiara delle cose, e combattere per difendere un oggetto comune. Anziché rassegnarsi a proteggere ognuno il proprio orticello, come ci hanno insegnato a fare.
Testo di Fauno Lami
INFORMAZIONI SUGLI INCONTRI A ROMA