Come si cura la depressione? Con i farmaci e le organizzazioni della mente? Con i metodi che propone la società?
La società ci vuole allineati, integrati, equilibrati, anestetizzati. Ci insegnano sin da piccoli a comprimere il nostro essere in un recinto, un corpo, un ruolo, un concetto. La società è figlia della mente e per la mente che governa l’illusione tu sei sempre qualcosa: una madre, un marito, un medico, un cittadino, un insieme di ricordi. A qualsiasi livello di consapevolezza, il pensiero alla domanda “chi siamo?” ci da sempre la stessa risposta: qualcosa.
Ma tu non devi credergli per forza. Qualsiasi cosa che abbia una definizione, dei limiti, una descrizione, una connotazione, è necessariamente un’idea, un concetto. Il dolore che senti è proprio questo credersi “qualcosa” di separato, questo volersi attaccare a quelle idee fisse che dicono: “esiste un personaggio che si chiama Gianpaolo e che oggi soffre perché…” che dicono che sei un concetto. E per quale valido ed intelligente scopo dovresti credere di essere qualcosa anzi che niente? Niente di chiuso e limitato.
La depressione è solo la naturale condizione emotiva di un essere che si crede separato dal tutto, separato dal suo cuore. Non c’è modo di curarla all’interno della separazione, solo di accomodarla un poco, di fuggirla, di arginarla. Se davvero vuoi la soluzione, l'idea che esiste un te sofferente, che esiste un concetto, che esiste la mente, va trascesa, va aperta la porta, va inclusa la verità. E tu questo già lo sai dentro di te, lo sai quando danzi e senti che il tuo corpo è più esteso di quello che pensavi, quando mediti e vedi che la tua mente è più estesa di quello che pensavi, quando vivi in pace e vedi che tu sei più esteso di ogni possibile pensiero di estensione. Non può esistere uscita da un luogo in cui non ti trovi. Abbandona le idee fisse che ascolti nella mente e libera te stesso in quello che sei. Sei meraviglioso.
Ma tu non devi credergli per forza. Qualsiasi cosa che abbia una definizione, dei limiti, una descrizione, una connotazione, è necessariamente un’idea, un concetto. Il dolore che senti è proprio questo credersi “qualcosa” di separato, questo volersi attaccare a quelle idee fisse che dicono: “esiste un personaggio che si chiama Gianpaolo e che oggi soffre perché…” che dicono che sei un concetto. E per quale valido ed intelligente scopo dovresti credere di essere qualcosa anzi che niente? Niente di chiuso e limitato.
La depressione è solo la naturale condizione emotiva di un essere che si crede separato dal tutto, separato dal suo cuore. Non c’è modo di curarla all’interno della separazione, solo di accomodarla un poco, di fuggirla, di arginarla. Se davvero vuoi la soluzione, l'idea che esiste un te sofferente, che esiste un concetto, che esiste la mente, va trascesa, va aperta la porta, va inclusa la verità. E tu questo già lo sai dentro di te, lo sai quando danzi e senti che il tuo corpo è più esteso di quello che pensavi, quando mediti e vedi che la tua mente è più estesa di quello che pensavi, quando vivi in pace e vedi che tu sei più esteso di ogni possibile pensiero di estensione. Non può esistere uscita da un luogo in cui non ti trovi. Abbandona le idee fisse che ascolti nella mente e libera te stesso in quello che sei. Sei meraviglioso.
TESTO DI GIANPAOLO MARCUCCI
MONTAGGIO E RIPRESE DI FAUNO LAMI
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