venerdì 10 febbraio 2017

Tornare a Casa

DI MARCO CANESTRARI


D. Cosa ci consigli in generale?

In generale vi consiglio di dedicare tempo ed energia a guardare dentro voi stessi, a conoscere come è fatta la vostra parte più vicina orientando l’attenzione verso l’interno piuttosto che verso la superficie dove non troveremo nulla che possa risolvere i nostri problemi. Guardarsi dentro è la nostra volontà più profonda, ed è solo dentro che ritroveremo la nostra vera casa.

Occuparsi di raggiungere una posizione sicura sul lavoro, di mantenere un’immagine accettata, di farsi amare dal proprio partner, di cercare l’illuminazione o di qualsiasi altra attività della mente, significa mettere l’attenzione sul futuro allo scopo di distrarsi da quello che si trova dentro. Non c’è danno in questo e l’unico effetto che si può ottenere è quello di ritardare il momento in cui saremo consapevoli di noi stessi. Possiamo posticipare il rientro nella nostra casa di quanto vogliamo ma non possiamo impedirlo, non c’è alternativa, alla fine tutti torneremo nel posto dove siamo nati e da dove crediamo di essere scappati. Noi uomini pensiamo di avere un’imperfezione dentro, di aver peccato, crediamo di essere fuggiti dal regno dei cieli e di averlo abbandonato da molto tempo, ora ci sentiamo in colpa e abbiamo paura di rimpatriare perché temiamo una punizione, riteniamo sia più prudente rimanere qui, sulla terra, nel regno degli uomini mortali, nella colpa e nel dolore. Abbiamo paura di farci rivedere dopo tutto questo tempo, immaginiamo che ormai il Padre Eterno non ci ami più e ci diciamo “come posso tornare dopo tutte le accuse che ho mosso al mio prossimo, dopo tutte le mancanze d’amore che ho avuto per mio fratello, ho tradito la mia purezza e se tornerò Dio mi fulminerà di certo”. Nel profondo del cuore amiamo immensamente il nostro Padre ma siamo anche certi di aver fallito come suoi figli e così non vogliamo presentarci di sorpresa al suo cospetto, preferiamo farci vedere piano piano, verificando cautamente se ci accoglierà o rifiuterà. È per questo motivo che la percezione del tempo è stata creata, perché siamo timidi e vogliamo rallentare un pochino il nostro necessario rientro nel paradiso. Non siamo sicuri di meritarci ancora il regno dei cieli, allora pensiamo che prima di mostrarci di nuovo dovremmo in qualche maniera cambiare noi stessi, svuotare la mente, acquisire consapevolezza, illuminarci, perdonare e farci perdonare, che per essere di nuovo degni dell’Altissimo dovremmo prima purificarci ed espiare ogni nostra colpa, invece Dio ci ha già perdonati, ci aspetta a braccia aperte e ci ama senza riserve.

Tornare a casa, rientrare in paradiso e guardarsi dentro sono la stessa cosa. L’uomo rimanda questa auto-osservazione con delle scuse: “oggi ho troppa fretta, sono pieno di impegni concreti che mi pressano, non posso guardare la mia anima”, allora continua a ripetere ciecamente tutti i suoi automatismi mentali, continua a difendere i suoi dogmi, le sue presupposizioni, le sue idee fisse, le sue conclusioni, la sua esperienza e i suoi pensieri, senza essersi mai guardato. L’uomo sonnecchia sulla sua poltrona davanti alla televisione che trasmette immagini negative, andando avanti d’inerzia e dicendo: “il mondo è stato abbandonato da Dio”, ma non è mai uscito dalla sua stanza a vedere se le cose stanno veramente come lui pensa. Io lo vedo, non è mai uscito dalla sua mente, ha letto un sacco di libri, ha molta esperienza, ora ha internet, ma non esce più dalle proprie idee da molto tempo, le cose potrebbero essere cambiate e lui non lo sa perché la conoscenza è sempre presa dal passato. Se vogliamo vedere, vivere e partecipare alla realtà dobbiamo aggiornarci, sincronizzarci col presente, non serve imparare un altro libro scritto nel passato. All’uomo piace avere informazioni, capire le cose con la mente, mettersi i concetti in tasca per avere qualcosa in più da portarsi dietro così da affrontare il domani con più competenza ed efficienza. Tuttavia, dal momento in cui i concetti sono nati al momento in cui li abbiamo fatti nostri è già passato del tempo ed essi sono divenuti vecchi, obsoleti rispetto alla realtà sempre viva nel presente. Ogni volta che acquisiamo una nuova conoscenza e diciamo: “ora ho capito”, dobbiamo essere coscienti del fatto che, in un futuro più o meno prossimo, la vita ci presenterà qualcosa di completamente incompatibile con ciò che credevamo vero dimostrandoci di aver sbagliato a pensare di poter ingabbiare il mondo reale con la mente.

Non è possibile trovare una regola, una legge fissa o una struttura sopra di noi che descriva ciò che siamo, liberiamoci da tutto il contenuto della mente e attingiamo all’inizio, accediamo direttamente alla fonte presente e sempre in rinnovamento osservandoci nel punto della nostra vera origine. Guardiamoci dentro, apriamo gli occhi.