venerdì 27 gennaio 2017

A Cuore Aperto

DI MARCO CANESTRARI


Quando vediamo un’imperfezione in noi, nelle nostre emozioni, è sempre perché ci stiamo guardando con un cuore non aperto, non generoso. Quando percepiamo un difetto, una bruttura nel nostro mondo interiore a cui possiamo dare il nome di paura, dolore, conflitto, dubbio o confusione, dobbiamo volgere lo sguardo verso l’atteggiamento con il quale approcciamo questa emozione che concepiamo come negativa. In che maniera la affrontiamo? Da una prospettiva piccola, gretta, povera, chiusa, amareggiata, incattivita, intollerante, che odia quello che sta guardando, oppure da una prospettiva che comprende magnificamente quello che osserva? Possiamo renderci conto dello stato d’animo con cui noi affrontiamo la nostra vera essenza. Vedere tale stato d’animo equivale a cambiare completamente significato alla nostra interiorità e quindi a quella di chiunque.

Quando saremo ben disposti ad accogliere con amore ogni nostra paura, sofferenza, confusione, debolezza, difetto, allora saremo pronti ad accogliere anche le ombre e le imperfezioni di ogni altra persona. In quel momento staremo ammorbidendo la maniera in cui trattiamo noi stessi e il nostro cuore. Quello che prima chiamavamo difetto, quello a cui assegnavamo una qualità di profonda intollerabilità, in quanto ci pareva impossibile potesse esistere qualcosa di tanto ingiusto, di tanto fatto male, di tanto stridente con noi stessi, diventerà un’altra cosa. Una volta che lo accettiamo col cuore, gli abbiamo tolto il carattere di elemento privo di diritto all’esistenza, di ingiustizia divina, e non abbiamo più nessuna guerra santa in cui dover comprometterci.

Infine il risveglio, che consiste nell’affrontare ogni cosa a cuore completamente aperto ci porterà a vedere che la nostra anima è priva di imperfezioni, che così è stato e sarà sempre. Quando nei corpi vedremo delle contratture a cui comunemente avremmo associato mentalmente significati di paura, dolore e colpa, noi sentiremo solo pure e semplici tensioni muscolari. E anche se per un certo periodo il nostro corpo continuasse a reagire con quella che un tempo chiamavamo paura, il nostro spirito affronterebbe tale reazione serenamente, in tranquillità, senza accusare l’organismo di essere ingiusto o inappropriato.

Il nostro cuore, tanto odiato e maltrattato, che abbiamo voluto controllare, modificare, riformare verso un ipotetico risveglio è l’unica cosa che invece ci porterà verso la guarigione. Affrontando la nostra intima essenza con un approccio amorevole vedremo che non è brutta, nel momento in cui non avremo più muri da alzare contro la nostra anima, allora vedremo che interno ed esterno sono la stessa cosa. Passando attraverso questa porta spalancata verso la nostra interiorità noi ci apriremo a ogni evento e persona esterna. Risolvendo il conflitto che abbiamo col nostro vero sé, risolveremo l’attrito che abbiamo con ogni persona, in ogni nostra relazione. Risolvendo i problemi del nostro cuore risolveremo i problemi della società, dell'umanità e del mondo intero.


Dal libro “Gesù Beve Redbull” di Marco Canestrari, una raccolta di trascrizioni relative a una serie di conversazioni recenti che ruotano intorno al tema dell’ascolto interiore.