DI MARCO CANESTRARI
Esiste un’energia vitale in grado di bruciare tutte le illusioni.
I pensieri che parlano di noi e che non ci piacciono non vanno né coperti né rinnegati. Partendo dal punto di vista individuale, nel profondo dei nostri dialoghi interni, tutti crediamo di essere isolati e imperfetti. Siamo pieni di idee che ci descrivono deboli, impauriti, opportunisti, insensibili, dipendenti, ossessivi, rigidi, sbagliati alla radice e con l’incapacità di accettarci per come siamo. A partire da questi assunti iniziali viviamo nell’autocontrollo con la speranza di migliorarci. Ciò che facciamo durante vita, infatti, non è altro che accumulare sopra queste concezioni di base, sempre nuove convinzioni su cosa siamo, che siano più accettabili, rispettabili, apprezzabili e che possano fare da copertura fino a farci dimenticare la fastidiosa prospettiva di base che spinge tutta questa affannosa attività mentale: che esista una qualche separazione fra noi e ciò che c'è.
Diventiamo così ciò che abbiamo desiderato essere, e che il mondo esterno, con il suo passato fatto di esperienze, credenze, culture e tradizioni, ci ha implicitamente detto che sia consono e conveniente essere, identificandoci con queste sovrastrutture convenzionali che affollano da anni la nostra mente. Questa è la profonda dissociazione nascosta in ogni manifestazione personale, ciò che chiamiamo “Io” non è altro che la somma di tutti questi processi di fuga, e “Io voglio” non significa altro che “Il condizionamento con cui mi sono identificato, vuole”.
E’ quella sovrastruttura mentale, basata sulla negazione e sul rifiuto, che cerca compagnia, una gratificazione materiale ed affettiva, che cerca il piacere e la sicurezza. E’ quella sovrastruttura che è insoddisfatta, disorientata, confusa e cerca una certa stabilità fino alle pace eterna o all’illuminazione, che proietta mete da raggiungere e stati migliori di quelli attuali coprendosi di slogan e legandosi a idee su come starebbero le cose, ripetendosi mantra come ad esempio: “Non c’è separazione, non c’è nessuno, nessuna guarigione, nessun maestro”, ma anche: “Tutto è materiale e non esiste nulla che non sia legato alla causa/effetto”. Ogni visione di come è fatta la realtà esteriore o interiore è il prodotto della struttura che cerca un nuovo vestito da indossare, un modo di vedersi che sia soddisfacente. Ma non esiste un modo giusto di vedersi, perché nessuna visione della realtà è la realtà, e ciò che sei non sarà mai riconosciuto dalla mente.
L’errore più comune che si fa è quello di credere di aver capito qualcosa di se stessi o del mondo e dire: “La realtà è così”. Non è per niente importante se i testi sacri ed i maestri conclamati dicono che la realtà è fatta così o così, che tutto è uno e che va già tutto bene. Non importa cosa sia vero e dimostrato razionalmente se alla radice di chi ne è cosciente c’è sempre la stessa dissociazione e insofferenza. La cosa più intelligente è essere consapevoli della scissione fra l’immagine di noi che sosteniamo formalmente e quella che invece sentiamo più vera, ad esempio fra la parte di noi superficiale che ci mostra con qualche solida sicurezza e invece quella profonda che ci dice di essere sbagliati e disorientati. Anche se nessuna delle due parti in questione rappresenta la verità assoluta, essendo entrambi due modelli con cui ci si identifica, è proprio il tenere nella nostra casa una doppiezza non vista sostenendo la parte più distante da noi, ciò che ci fa vivere soggettivamente in un mondo di attrito e smarrimento.
La realtà ultima non può essere percepita, l'inconsistenza delle sue manifestazioni invece si.
Ammettere di possedere una visione del mondo insostenibile e incoerente è il primo passo. L’azione di portare tutte le nostre incongruenze alla consapevolezza non può essere fatto con un metodo né con un programma, perché, appunto, è la dissoluzione di ogni specifico sistema o rappresentazione nella vita che è priva di struttura e di parti separate. Il vedere, che è alla base dell’esistenza stessa, porterà guarigione indicando caso per caso dove guardare per sciogliere tali conflitti interni, a seconda del contesto, della persona e del momento. Questa opportunità di vedersi, evidenziando le discordanze celate in noi riguardo cosa siamo, si può manifestare nella materia in molti modi, come ad esempio in forma di un evento imprevisto e spiacevole ma anche in forma di una persona con una particolare presenza e chiarezza che sappia tirare fuori da se stessa e da chi gli sta intorno ciò già c'era e che non era visto. Nella mia esperienza è possibile fare prendere coscienza a tutti, se non quasi, delle dissociazioni portate in grembo, dei messaggi interni in contrasto con ciò che si esprime verbalmente, anche ai più rinomati ed arrivati opinion leader della religione e della spiritualità, qualora non avessero paura di mettere in gioco la propria immagine.
Infatti, il vero regalo portato dalla vita è quello di tornare a vederci, affrontando prima di tutto la volontà di negare la nostra parte personale più intima e profonda, quella che contiene le parti meno perdonate e amate, che parlano di un “me” fatto male. Il processo di guarigione è quello di riportare alla coscienza tutte le convinzioni più recondite che abbiamo relegato in un ipotetico inconscio e dimenticato, di tirare fuori le nostre volontà inconfessate, fino ad averle totalmente in luce di fronte agli occhi, così da permettere di riallinearci a loro e tornare di nuovo ad ammetterle e a difenderle mettendoci il cuore che gli abbiamo troppo tempo negato in una vita falsa e dissociata, indirizzata verso come dovremmo essere invece che poggiata nella presenza di ciò che crediamo essere.
Solo ciò che da te ha il totale permesso di esistere può rivelare a te tutta la sua non esistenza.
Finché non si è pronti ad esporre tutto, verrà mantenuto un tappo che non permette di ricordare le convinzioni che inconsciamente abbiamo sempre creduto vere. Questi pensieri, desideri e conclusioni, portati vulnerabili e limpidi sull’altare della consapevolezza, saranno riammessi fra le cose volute e sentite soggettivamente, e potranno essere progressivamente srotolati e ascoltati fino all’origine: io sono mancante, io sono contraddittorio, io sono dipendente, io sono bisognoso e bramoso d’amore ecc.
Senza sperare in un alternativa, senza più valutare o distanziarsi, senza sapere nulla su come sei fatto tu o su come sia fatta la realtà, risentire tutta la struttura psicologica percorrendola verso l’interno fino al suo principio, riallineare il cuore con ciò che per noi soggettivamente è stato sempre inaccettabile è il centraggio che porterà l’energia a liberarsi e a fare collassare tutto il castello di immagini mentali che costituisce la nostra coscienza.
Perdonando noi stessi interamente, saremo capaci di perdonare tutto e non vedremo più nemici o difetti nel mondo.
Lascia incontrollata la parte che intimamente credi sia la più vera, lascia libera ciò che credi sia la tua paura, la tua debolezza e la tua reazione di difesa a tutto ciò. Molla tutto, libera tutto, porta tutto alla luce e si apriranno sempre più porte verso l’interno e ciò che c’è fuori farà pace con ciò che c’è dentro.
In ultimo, quando ogni guerra mentale è finita e c'è calma e chiarezza, l'idea più contraddittoria, insostenibile e inaccettabile, quella originaria di separazione, la più fuggita e nascosta, alla radice di tutta la nostra coscienza soggettiva, tornerà ad essere esposta all’amore del nostro cuore, evidenzierà la sua inconsistenza e verrà lasciata andare, finalmente non più rifiutata, in un regno dove individui, processi e tempo non sono mai esistiti. Questo ascolto incondizionato, privo di fuga, è la guarigione.
Tenere allo scoperto il pensiero di separazione, non sopprimerlo
Ecco il vero segreto della non-dualità.
Ecco il vero segreto della non-dualità.
Marco Canestrari
Nota dell’autore
E’ naturale confondere il messaggio: “Guarda! Sii consapevole di tutto, soprattutto che stai negando delle contraddizioni importanti per te”, con un programma da attuare. Inizialmente questo messaggio può venire letto così: “Impegnati nel cercare di smascherare il conflitto”, che non è possibile, dato che il conflitto è precedente a ciò che credi di essere e quindi a ciò che puoi fare o non fare. Questo malinteso va benissimo com'è, perché se ci mettiamo veramente in condizioni di sentire tutto, poi vedremo anche il malinteso stesso che verrà sciolto insieme al resto. Immaginare che esistano dei miglioramenti progressivi non è un difetto, e, anche in questo caso, l’indicazione di esporsi e sentirsi è l’unica guida amica.