DI BEATRICE CONSIGLI
Sempre di più ormai dai mass media riceviamo messaggi atti a condizionarci, e non solo al fine di acquistare qualcosa, ma per far si che siamo qualcosa.
Assorbendo questi messaggi e omologandoci, contribuiamo a propagare il condizionamento con l’esempio, divenendo inconsapevoli complici di un meccanismo che ci fa muovere tutti intruppati in luoghi comuni, in valori scadenti, in abiti simili che però stanno a significare l’appartenenza. Quell’appartenenza che da sicurezza, fa sentire che ci siamo, siamo in regola, siamo a posto. E’ un bisogno atavico quello dell’appartenenza, animale. Ma non dovrebbe trasformarsi in schiavitù ne nell’annullamento di quelle caratteristiche salienti che rendono ognuno di noi unico ed irripetibile. Eppure, per un piatto di lenticchie vendiamo la nostra originalità. Per raggiungere quella falsa sicurezza di facenti parte tutta esteriorizzata, siamo capaci di perdere la capacità reale di essere presenti: quella di esercitare il libero arbitrio. Viviamo allora in un mondo illusorio i cui scenari sovente si lacerano lasciandoci fragili ed impauriti. E dietro questi scenari di carta non ritroviamo la capacità critica e l’autonomia di pensiero a sostenerci, ma il vuoto agghiacciante del condizionamento. Siamo la generazione del nulla, del comodo, veloce e precotto. Imboccati, abbiamo perso perfino la capacità fondamentale di procurarci il cibo. Siamo disabituati a porre domande, a valutare autonomamente gli eventi, le cose, le persone. Tutto questo ci ha indebolito, quando invece la forza intrinseca dell’essere umano sta in ciò che pensa, in ciò che impara, in ciò che può scegliere di mettere in pratica.
E’ la percezione delle proprie potenzialità che rassicura, di quello che saremmo in grado di fare se. Ma per saperlo, dobbiamo coltivare questa parte di noi, la parte critica, creativa e decisionale. Il libero arbitrio deve essere sempre presente, pronto a reagire ai condizionamenti, pronto a valutare la reale importanza delle cose, pronto a filtrare e a scegliere, a difendere ed a costruire la nostra interiorità, permettendoci così la reale appartenenza al branco, fatta di utilità, contributo e partecipazione.