mercoledì 3 maggio 2017

La Manipolazione nella Spiritualità Non è un Male

DI MARCO CANESTRARI
 
 
Domanda: Seguire percorsi spirituali è utile o controproducente? Non c'è il pericolo di venire manipolati?
 
Da sempre va di moda usare il concetto di manipolazione, applicato ai rapporti continuati e duraturi, per proiettare fuori parte dei propri fantasmi interiori che non hanno trovato ancora pace. Dire ad esempio: “Per dieci anni sono stata vittima del mio ex fidanzato che era narcisista e manipolatorio” è un atteggiamento poco evoluto e tende a voler rimandare il momento in cui ci si dovrà comunque guardare dentro e crescere. Spazziamo via tutto il vecchio dalla spiritualità, rompiamo ogni schema. Facciamo crollare questo luogo comune, che, ad esempio, un nostro fidanzato o un operatore spirituale che paghiamo profumatamente tutti i mesi possa, da solo, tenere in piedi una relazione contro la nostra volontà profonda, e vediamo bene invece come e perché ognuno, semmai si possa usare la parola vittima, lo può essere solo di se stesso, ovvero di quelle pulsioni, istinti e volontà proprie, che lo portano a continuare tale relazione.
 
Ogni ingiustizia che vediamo è dentro, come ogni gioia. Io, ad esempio, non mi sento sfruttato da nessuno, né dai politici, né dalla società, né dal sistema e non proietto colpe fuori malgiudicando ciò che c’è. Se, per ipotesi, mi innamorassi di una ragazza che mi chiede implicitamente delle azioni che vanno completamente contro la mia morale, la mia idea di giustizia e i miei schemi mentali, rimarrei sempre consapevole che ogni fastidio è mio e che è mio anche il bisogno che mi spinge a continuare a frequentarla. A decidere se e per quanto tempo continuare il rapporto con questa ragazza, sarebbe la risultante fra due mie volontà: quella di non voler passare sopra i miei valori e principi e quella di non voler rimanere solo. Il mio atteggiamento non sarebbe quello di cercare di cambiare lei, né tantomeno di cercare conforto sparlando di lei con gli amici, ma, invece, quello di indagare queste parti di me che ancora non ho risolto, prima fra tutti, quella che mi spinge a continuare una situazione che mi va in parte stretta. Guarderei dentro e non fuori, e questo piccolo grande passo dovremmo iniziare a farlo tutti.
 
Nell'ampio cesto della spiritualità si possono raccogliere le discipline più disparate, da quelle degli operatori olistici fino al life coaching, dalle meditazioni non duali ai vari amuleti e talismani, dalla riflessologia alla lettura dell'aura, dal reiki, ai cristalli, alla cromoterapia, dall'esoterismo ai tarocchi, con vari credi, metodi e prescrizioni da seguire per ottenere vari tipi di risultati promessi, a volte mantenuti a volte no. In senso stretto, nulla è controproducente e nulla concorre al male, e questo vale anche nella spiritualità. Tutto è una perfetta sinfonia fatta da un orchestra di infiniti elementi. Il mondo offre una continua opportunità di risveglio, e ognuno partecipa facendo la sua parte nel fiorire della vita.
 
Ma, esaminiamo la questione nel dettaglio. Per rispondere alla domanda dividiamo, così, solo per esprimerci, la spiritualità in tre classi, da quella che è vista come la più cattiva e manipolatoria, poi quella intermedia e poi, infine parleremo della spiritualità d’eccellenza, quella che è vista come la più sana.
 
Iniziamo dalla spiritualità che manipola. A volte, seguendo alcune di queste pratiche, si può instaurare una vera e propria relazione di manipolazione fra cliente e operatore, dove chi chiede il servizio viene manipolato e apparentemente "sfruttato" da chi lo offre. Tale relazione manipolatoria, fa gancio su dei bisogni percepiti da chi chiede aiuto, che lo portano a mettersi e a rimanere in situazioni che a mente lucida percepisce come scomode, fastidiose o dannose, soprattutto quando dall'altra parte si incontra una persona, anch'essa con bisogni e necessità, che cerca di soddisfare i suoi.
 
Non demonizziamo però la parola "manipolazione", infatti, tale dinamica è il mattone di base del mondo dell’ego e viene vissuta ogni volta che si instaura una qualsiasi tipo di relazione profonda riconosciuta come se accadesse fra due "me". La madre manipola il figlio quando per paura di non essere un buon genitore o per paura che il figlio non apprenda le giuste regole sull'igiene, gli dice: "lavati le mani se vuoi mangiare", quando magari il bambino avrebbe soddisfazione a rotolarsi nel fango. Il bimbo, a partire dai suoi bisogni che solo il genitore può soddisfare, alla lunga può venire manipolato dall'influenza del genitore e acquisire l'automatismo di lavarsi le mani anche senza conoscerne a fondo motivazioni e significato, e magari acquisendo dal genitore la paura di mangiare senza prima essersi lavato le mani. D'altronde anche Il bimbo manipola la madre quando piange chiedendo attenzioni che la madre le dà, anche quando è stanca e vorrebbe farsi una sauna rilassante. La madre scende ad un compromesso scegliendo volontariamente una scala di priorità ed importanze, fatta di attività più sacrificabili e meno sacrificabili.
 
Ogni relazione fra persone, dal punto di vista dell'ego, è una possibile manipolazione, ed è sempre lo specchio della manipolazione interiore che facciamo a noi stessi: sopportare un certo fastidio o sforzo, sacrificandosi per ottenere la speranza della soddisfazione di un bisogno soggettivamente più profondo. Il matrimonio, ad esempio, è fatto di continui compromessi, e rappresenta il punto di incontro fra due presunte debolezze e necessità che si tiene in piedi da un accordo implicito o esplicito basato sulla paura che la storia finisca o che perda di significato: "Finché tu mi dai quello di cui ho bisogno io sarò disposto a sacrificare parte dei miei piaceri che reputo più superficiali”.
 
Questa dinamica, chiamata manipolazione, sia nella spiritualità, sia nel rapporto madre figlio, sia nei rapporti di coppia, non è un male. Il primo punto da notare è che, per quanto riguarda i casi in cui c’è un impegno duraturo da parte della presunta “vittima”, questo sacrificio o compromesso, è sempre volontario e nasce da noi. Lo giustifichiamo di buon grado in vista di un premio maggiore che soddisfi quei nostri bisogni che noi pensiamo siano fondamentali. Siamo, cioè, felicemente sotto ricatto di queste presunte necessità basilari e sopportiamo la parte più amara del rapporto per non rimanere soli oppure per ottenere fantomatiche guarigioni.
 
Quello che spesso non è chiaro, però, è che, in ultima essenza, siamo noi che letteralmente creiamo la persona manipolatrice. E lo facciamo per rendere sempre più evidente a noi lo sbaglio che stiamo facendo, e il dolore e il conflitto che sentiamo deriva dal non mollare e dal non liberarci da quelle che pensiamo erroneamente siano nostre necessità o bisogni fondamentali, che possono essere, ad esempio, il senso di solitudine, di insicurezza, di colpa o di indegnità. E’ il nostro vero se che ci vuole dire di liberarci da queste idee fisse e di non metterci mai più sotto ricatto. E finché non ascoltiamo la nostra vocina interiore, soffriremo nel vedere arrivare nella nostra vita persone che percepiamo come cattive e manipolatorie, ma che in realtà, sono identiche a noi e vivono la stessa nostra condizione. La verità è che siamo liberi e che nessuno può manipolarci, se non noi stessi. Questo è il messaggio che il nostro essere più profondo vuole farci vedere, anche con dolore, rabbia e frustrazione, se necessario.
 
Più è vista la nostra vera natura libera e più ci andrà stretto ogni tipo di contratto, compromesso o ricatto fino ad arrivare a svincolarsi completamente dall'idea che qualcuno o qualcosa del mondo esterno possa aiutarci ad appagare le nostre mancanze di fondo. É il nostro sé più profondo che ci mette davanti persone manipolatorie finché non diciamo basta al sacrificio e rimaniamo fermi, insoddisfatti e senza fuga, di fronte ai nostri problemi fondamentali offrendoci il momento prezioso della trasformazione. Offrendoci di guardare che non siamo mai stati mancanti. Tutto concorre al risveglio, anche se per vie traverse e incomprensibili all'ego. Questo naturalmente non significa che noi dobbiamo scegliere operatori o coniugi che ci manipolano. In quanto persona, infatti, non abbiamo mai una facoltà di scelta: in una fase iniziale vedremo un mondo di manipolatori, poi, in una fase avanzata non vedremo più nessun manipolatore cattivo e nessun difetto nel mondo. Niente è sotto il controllo dell’ego.
 
Sebbene la prospettiva manipolatoria faccia parte comunque del mondo visto dall'ego, è utile ribadire che le discipline e gli operatori spirituali veramente "malvagi" sono una minoranza. La maggior parte, invece, sono una divertente perdita di tempo con molti simboli, nomi e spiegazioni, colori, gesti, rituali e incensi, ma poca sostanza. Queste pratiche funzionano nel confermare i tuoi traumi più profondi soddisfacendoti superficialmente. Si va a praticare la disciplina in questione per il piacere di fare parte di un gruppo, di essere più accettato, più amato e più di valore, di conoscere cose più elevate o di aver fatto esperienza di stati più profondi. Tutto ciò non risolve il tuo problema alla base, che è quello di identificarti con un “me” che farebbe le esperienze più varie. Anzi è proprio facendo perno sul confermare il tuo problema di base che tale pratica ti da piacere e soddisfazione... ma è sempre un piacere riconosciuto, vissuto e sperimentato da un "te", un “te” in grado di avere anche momenti meno felici, e sempre all’ombra della paura e della morte. Questo tipo di spiritualità costituisce una momentanea e piacevole fuga da ciò che sei dentro, un rimandare il momento del risveglio e della presa di coscienza di cosa sei. Questa spiritualità ha la stessa funzione di andare allo stadio a vedere una partita di calcio o uno spettacolo al circo, è possibile e piacevole, e non c’è nulla di male neanche qui.
 
Poi esiste anche la parte "vera" della spiritualità, a cui il nome spiritualità va anche stretto. Ci sono gli incontri con quelle persone che, a differenza di tutte le altre, non confermano nulla di ciò che credi di essere, senza mai farti accomodare su nessuna idea riguardo “te” e mettendoti sempre di fronte al risveglio di ciò che sei veramente, e questi sono molto rari. Esistono persone che dopo essere stati alla loro presenza, poi si torna nel proprio mondo con meno ancore mentali a cui aggrapparsi, meno certezze, meno presupposizioni, meno mente e più chiarezza... fino, a volte, ad arrivare alla completa libertà, priva di punti fissi, di schemi, di interpretazioni, libero di essere la luce che sei sempre stato e di aprirti all’uno. Essi ti offrono continuamente l’opportunità di vedere che tutto ciò che capisci di loro e di te stesso è sempre privo di basi. Questi "maestri", se così vogliamo chiamarli, che l'ego riconosce erroneamente in forma di persona, sono capaci di rispondere alle richieste delle persone in maniera sempre nuova, senza che si possa identificare uno schema in ciò che fanno e a risolvere problemi di ogni tipo, senza che li abbiano mai affrontati prima, e senza coscienza di cosa e come lo fanno. Essi sono “vissuti” da una forza vitale, intelligente ed amorevole che nessuno studio o catalogazione potrà mai incasellare o comprendere. Queste “persone” non hanno nessuna caratteristica che li definisca, essi sono invisibili alla mente e l'unica cosa riconoscibile di loro sono gli effetti che lasciano nel mondo materiale: molta più luce di prima del loro passaggio. Tale luce può essere vissuta come irritante e fastidiosa, specie inizialmente, ma anche estasiante o divina, a seconda della lettura personale di ciò che accade. L'energia che viene liberata, invece, è inequivocabile.
 
Naturalmente, tutti i guru diranno di stare dalla parte dei "giusti", e consiglieranno al loro pubblico di non seguire altri maestri perché sono falsi, ignoranti, dannosi o cattivi, cercando di sminuire l’importanza o la validità di ciò che è distante, magari infarcendo la storia con pettegolezzi o gossip sull’immagine degli altri maestri allo scopo di tenere l’attenzione lontano da loro stessi. Ogni opinion leader indicherà agli altri dove sbagliano, e ogni "discepolo", avendo capito ancora meno del maestro, difenderà il proprio maestro prendendo una posizione mentale o l'altra. Queste dinamiche non cambieranno mai, quello che puoi fare è imparare a individuarle traducendole nella giusta ottica: niente è un difetto, i messaggi di allarme, sospetto e di avvertimento sono vuoti, e chi li pronuncia ne è lui stesso vittima.
 
…E tu non puoi riconoscere un vero maestro da uno slogan letto sul web, né da quello che dice di persona, né da quello che fa, né da come vive. Non è vero, come spesso si dice, che si può riconoscere un vero maestro da come si comporta, non puoi riconoscerlo dal fatto se fa più o meno eventi gratis, se è sposato o no, se è omosessuale o etero e non puoi riconoscerlo nemmeno mettendolo a paragonane con i tuoi affezionati maestri passati. Nessun maestro è uguale ad un altro e nessun maestro è mai in uno schema. Il maestro ti toglie la parola di bocca, ti toglie l’idea, il pensiero, il credo, ti toglie il tuo amato credo spirituale e ti riporta alla semplicità del prato fiorito su cui poggiano i tuoi piedi. Il maestro disgrega le strutture mentali, non le conferma, e questo, per chi non è pronto e vuole cercare conferme alle sue idee, è visto come un pericolo.
 
Non c'è strada o prospettiva che ti porti a riconoscere te stesso, a riconoscere il vero maestro o a riconoscere la verità ultima. Quando vedrai tutto ciò e sarai privo di ogni cosa, allora scoprirai che il vero maestro sei tu.
 
Per concludere, La manipolazione non è un problema, essa è il gradino di partenza del mondo costruito da te, verso la libertà da ogni schema