Da piccoli, ad un certo punto, si materializza l’idea che essere niente è brutto, altrimenti gli altri non ti amano. C’è la paura di non essere nessuno, di non sembrare forti, decisi e con una personalità ben definita… allora ci iniziamo a costruire una immagine di noi e diventiamo apparentemente “qualcuno”.
Da grandi, “evolvendo”, frequentiamo e seguiamo ambienti spirituali molto più “elevati” della comune massa, molto più giusti, molto più sacri, molto più profondi e da lì nasce l’idea che essere qualcuno è brutto, altrimenti gli altri “elevati” non ti amano.
In base a questa paura “evoluta” cerchiamo di evitare di presentare un immagine di noi in cui siamo un “qualcuno”, una persona in preda ai propri condizionamenti, schiava dei propri automatismi, soggetta alla propria emotività ballerina e ai propri desideri. La paura di ammettere che siamo dipendenti, la paura di ammettere che siamo a disagio, che ci sentiamo mancanti, che siamo invasi da mille dubbi e domande, che ci sentiamo soli, e soprattutto, la paura di ammettere che abbiamo paura.
E’ sempre paura, nessuna grande evoluzione
E quando c’è, può essere vista anche quando a parole viene coperta con i soliti slogan e negazioni dell’ovvio
...indipendentemente dal discorso se è vero o no che esista un qualcuno